Cultura
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10/09/2013 20:40

Il gioioso Inno alla vita dello sciclitano Capossela

Vinicio e gli altri

di Giuseppe Pitrolo

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Vinicio a Scicli
Vinicio a Scicli

 “Ero venuto per la Madonna Vasa Vasa di Modica e invece sono incappato nell’Uomo Vivo di Scicli, scoprendo questo suo portavoce da corsa. Mi sono sentito come Hemingway quando andò nei paesi sperduti dalla Spagna e vedeva la corsa dei tori che avevano un che di sacralità antica. E a Scicli è un po’ così, un misto di paganesimo, gallismo ed euforia religiosa per usare le parole di Brancati

                  Scicli è meglio di Atene, perché ad Atene hanno un Partenone:  a Scicli, circondata da tre colli, i partenoni sono tre. Quindi Scicli vale tre volte Atene!

Amo Scicli perché ha eletto a proprio santo protettore la Gioia

Vinicio Capossela

 

 

         Scicli – La stagione estiva 2013 per me e per la mia famiglia s’è aperta con lo splendido concerto di Jovanotti a Palermo, prima del quale nel corso dei decenni avevo visto altri concerti memorabili (Pink Floyd, Springsteen, Bowie, U2,…) ma devo dire che – ebbene sì – lo show di Lorenzo li ha superati per  spettacolarità, per il fatto che Jovanotti ha inventato un’esibizione finalizzata proprio agli stadi: ed ecco un palco-penisola di 80 metri che l’artista-maratoneta per-corre per i 150 minuti del concerto, entusiasta di abbracciare i fan; ecco i 3 MEGA-schermi sui quali si vedono il musicista e/o i suoi video; ecco una scaletta perfetta che percorre un quarto di secolo di canzoni. Insomma: “una libidine!

         Ma devo dire che anche Capossela “non babbìa”.

         E Jovanotti e Vinicio rappresentano due modi complementari di creare musica oggi.

         Jovanotti è partito dal rap per arrivare alla italica melodia, in ciò seguendo i suoi colleghi italiani più bravi, capaci di confrontarsi col meglio della musica non italiana: pensiamo a Celentano, che è partito dal Rock & Roll; a De Andrè e gli chansonniers; a Battisti e il soul, il funky, il pop inglese; a De Gregori e Dylan; a Liga e il Boss…

         Capossela piuttosto ha seguito il percorso di Modugno: così come questo s’era mosso dai ritmi etnici del Sud (“Lu grillu”, “O Ccafè”, “Lu pisci spada”,…) per “volare” nell’olimpo della musica internazionale, allo stesso modo Vinicio è partito dai Sud del mondo (la Puglia, la Grecia, Scicli,…) per confrontarsi con un Tom Waits e un Ry Cooder, esaltando così la genuinità e l’originalità (se non la stravaganza) delle tante comunità ancora capaci di essere uniche, non omologate: Capossela è attualmente il Carlin Petrini della musica, è il creatore della Slow music, intimamente legata ai territori più disparati, ma soprattutto mediterranei.          

         E il matrimonio (lo “sponsalizio”) fra Capossela e Scicli s’è nuovamente celebrato il 12 Agosto, con uno straordinario concerto tenutosi nello scenario irripetibile della Cava di S. Bartolomeo (il Comune di Scicli e Marcello Cannizzo organizzatori). Vinicio è un istrione: si presenta elegantemente vestito di bianco, con cappellone da cowboy (Vinicjo unchained…): “neanche Sergio Leone avrebbe saputo creare una piazza più western di questa”, ma è tutta Scicli che lo entusiasma: è una città “clessidra che capovolge il senso delle cose”.

         Poi Capossela presenta La Banda della Posta,  cioè il gruppo di anziani suonatori di Calitri (la città di suo padre) che per decenni ha suonato ai matrimoni, agli “sposalizi”: «Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità. Veniva consumato con il cibo e con la musica. Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a “sponzare” le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate. Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era il fondo comune nell’Italia degli anni ‘50 e ‘60 in un periodo nel quale lo “sposalizio” è stata la principale occasione di musica, incontro e ballo».

         I “Buena posta social club”, forti di migliaia di esibizioni, fanno fare bellissima figura al loro maieuta, in un ensemble (di violino, chitarra, voce, fisarmonica, mandolino, basso, batteria e organo) energico, vitale, appassionato, festoso.

         Infatti Vinicio ricorda alla folla danzante che «quando i tempi sono difficili, bisogna ripartire dalle nostre prime certezze di essere umani, anche e soprattutto i primi momenti festosi che abbiamo vissuto», come le feste per gli “sponsalizi”. Quindi il repertorio include i classici ballabili da sposalizio anni ‘50, esotismi western mariachi, una scelta di brani di Capossela riarrangiati con ritmi ballabili, alcuni omaggi a cantanti da «emigrazione ferroviaria» come Adamo, Rocco Granata e Celentano.

         Per concludere, l’omaggio all’Uomo Vivo, il Gioia, che Vinicio sceglie di suonare con 60 elementi sul palco, cioè la banda della Città di Scicli “Pietro Di Lorenzo Busacca”, diretta dal maestro Carmelo Magro con Massimo Piccione.

         E infine Vinicio, stremato e “pieno di gioia”, si butta sui fan, che s’improvvisano, increduli, portatori di questo Cantante Vivo.

         GIÒGIÒGIÒÒÒIA!!!  

        

         P. S.

         Da anni ripetiamo che un Comune per incentivare il turismo non deve disperdersi in mille insignificanti manifestazioni, ma puntare all’apertura dei monumenti cittadini, a pochi eventi di qualità, al coordinamento dell’associazionismo: se andiamo a Firenze vogliamo vedere gli Uffizi e il Duomo; se poi c’è anche un concerto, tanto meglio; ma se gli Uffizi e Santa Maria del Fiore fossero chiusi rimarremmo profondamente delusi.

         Il Comune di Scicli ha perciò fatto bene a privilegiare l’apertura dei monumenti, la qualità degli spettacoli (coerenti col territorio, “signorile e rusticano”, Bufalino), il coinvolgimento delle associazioni: ecco quindi Venuti, Giuseppe Blanco, la Notte della Taranta, Mario Guarnera, Archinuè, Baccini, Le donne del vino (con la Camera di Commercio), Gli amici di Matteo; gli Itinerario Storico-architettonico con Antonio Sparacino, Giuseppe Barone e Paolo Nifosì; le iniziative del “Brancati”,  dell’Ass. “Peppe Greco”, di “Esplorambiente”; le mostre di Rotoletti “Barbieri di Sicilia”, quella dei Paramenti Sacri, della Clang, della Koinè (Puzzo e Bracchitta).

         E concludiamo con le serate di grande cinema dell’Arena di Donnalucata che non sono né Jovanotti né Capossela, ma nemmeno loro babbiènu

 

 

 

 

La foto di Vinicio a Scicli è di Valentina Mazza