Diario alimentare

Le intolleranze alimentari non sono un problema

Come godersi in libertà i piaceri della tavola

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/28-03-2019/le-intolleranze-alimentari-non-sono-un-problema-500.jpg Le intolleranze alimentari non sono un problema


Le intolleranze alimentari non sono un problema. In effetti il tema è sempre più sentito e interessa un numero crescente di persone, come confermano i dati di MioDottore: “intolleranza alimentare” è la 48° malattia più cercata dagli italiani nel 2018, guadagnando ben 34 posizioni rispetto all’anno precedente. Ma sono ancora molti i dubbi e i falsi miti. Qui la dottoressa Mariolina Simeoli, specialista a Napoli e Caserta, fa chiarezza sui punti più controversi.

Non confondere le intolleranze alimentari con le allergie
Un'intolleranza alimentare è una reazione avversa che l'organismo manifesta verso determinati alimenti e, diversamente dalle allergie alimentari, non “scatena” alcuna attivazione anomala del sistema immunitario con la conseguente risposta mediata da anticorpi. «L’intolleranza alimentare è meno severa, ha una manifestazione graduale e spesso è proporzionale alla quantità di alimento ingerito. Più semplicemente potremmo definirla come una sorta di intossicazione o avvelenamento che può manifestarsi anche diverse ore dopo l’ingestione dell’alimento stesso» afferma Simeoli.

Nelle allergie, il meccanismo di risposta è più violento
E anche veloce: la reazione allergica spazia, infatti, da una semplice orticaria ad uno shock anafilattico. I sintomi con cui l’intolleranza alimentare si manifesta possono essere molteplici (dolori addominali, gonfiori, flatulenza, diarrea, prurito, vomito, nausea, mal di stomaco e bruciori). «Chiaramente questi sintomi da soli non ci permettono di affermare che siamo di fronte ad un’intolleranza alimentare, perché sono comuni a molte altre patologie».
 
L’intolleranza al lattosio è la più diffusa

Tra le intolleranze alimentari quelle più comuni sono quelle enzimatiche, che sono dovute all’incapacità di metabolizzare alcuni componenti presenti nell’alimento a causa della carenza di un determinato enzima. Ma qual è quella più diffusa? «L’intolleranza al lattosio è quella più comune: in questo caso la lattasi, l’enzima che serve per la digestione di latte e derivati, non è più in grado di «digerire» il lattosio. Non riesce più, quindi, a scinderlo in glucosio e galattosio. In questo caso, il latte non può essere assimilato dal nostro organismo” spiega la specialista. Un’altra intolleranza enzimatica abbastanza diffusa è il favismo e, se ne soffre, è necessario evitare totalmente l’assunzione di fave, piselli, verbena e di alcuni farmaci.

Occhio all’istamina
Le intolleranze alimentari possono manifestarsi anche per la presenza in alcuni alimenti di sostanze ad attività farmacologica come l’istamina. Ma non è tutto: anche gli additivi alimentari, come gli esaltatori di sapidità, dolcificanti, conservanti, possono causare intolleranze. «Tenendo conto degli studi fatti fino ad ora, non possiamo parlare di predisposizione genetica alle intolleranze, così come non esiste una fascia di età o il sesso maggiormente colpito. L’intolleranza può manifestarsi in qualunque momento della nostra vita. Sicuramente ambiente, malattie, stress e alterazione del microbiota possono giocare un ruolo chiave. Uno stile di vita sano e equilibrato aiuta a mantenerci in salute».
 
Le intolleranze si possono prevenire?
Dal momento che l’intolleranza può insorgere in qualunque momento della vita e in modo naturale, non è possibile parlare di prevenzione: un’alimentazione varia ed equilibrata è sicuramente il punto di partenza su cui lavorare per stare bene. «Infatti, è importante prestare attenzione alla scelta di ciò che portiamo sulla nostra tavola. Oltre a ciò, dobbiamo dedicare a noi stessi del tempo, ritagliarci piccoli momenti e soprattutto rallentare i nostri ritmi. Dobbiamo ricominciare ad assaporare la vita» conclude l’esperta. Nonostante la loro diffusione, ad eccezione del test di intolleranza al lattosio e al glutine, non esistono esami e test con fondamento scientifico per rilevare le intolleranze alimentari. Come si procede, quindi?

Si lavora per step, partendo dal diario alimentare
Il piano alimentare è uno strumento essenziale in quanto permette di iniziare a condurre un’esclusione mirata degli alimenti – in cui il paziente scriverà, a seconda dell’alimento ingerito, se ci sono stati sintomi e la durata degli stess. I test validati scientificamente sono: il breath test per intolleranza al lattosio e fruttosio, gli esami genetici per favismo ed intolleranza all’alcool, gli esami per l’intolleranza al glutine conosciuta anche come celiachia. Il breath test, in particolare, serve anche verificare il mancato assorbimento di altri zuccheri, come lattosio, xilosio, fruttosio o sorbitolo. Durante il test, viene somministrata al paziente una dose standardizzata di lattosio; successivamente si analizzano i gas espirati, ricercando i picchi di idrogeno, la cui presenza indica fermentazione intestinale del lattosio non digerito.

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