Avrebbe costretto una suora sua paziente ad avere rapporti sessuali
di Redazione


Ragusa – La Procura di Roma ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio per padre Giovanni Salonia (73 anni), tra i più affermati psicoterapeuti operanti nel mondo ecclesiale, accusato da una suora di violenza sessuale, con l’aggravante, per i pm, di «avere agito per motivi abietti». Ne dà notizia il quotidiano “Il Messaggero” di Roma.
La vaticanista Franca Giansoldati ricorda che, su proposta dell’arcivescovo di Palermo, nel febbraio 2017, Papa Francesco aveva designato Salonia quale ausiliare dell’arcidiocesi, ed era poi stato costretto a fermare l’iter della nomina prima della consacrazione episcopale.
Il religioso, appartenente all’Ordine dei cappuccini, si è sempre proclamato innocente. «Nella veste di psicoterapeuta e nello stesso tempo di sacerdote – si legge nel capo di imputazione – costringeva la sua suora, sua paziente, a compiere e subire atti sessuali» in diverse incontri tra il 2009 e il 2013.
Due anni fa Papa Francesco era intenzionato a promuovere Salonia vescovo ausiliare di Palermo, dietro sponsorizzazione di monsignor Corrado Lorefice. L’investitura era già pronta quando la promozione è saltata. In Vaticano arrivarono lettere anonime contro Salonia, accusato di avere atteggiamenti mondani.
In quei giorni Salonia diffondeva una lettera spiegando ai fedeli di aver rinunciato volontariamente all’incarico per non creare problemi al Papa. A difesa di Salonia si era mosso anche il ministro della Sicilia dei cappuccini («Le accuse sono infondate e inconsistenti»).
A mettere a tacere definitivamente tutto è stato un incontro il 15 settembre 2018 a Palermo durante la visita del Papa. Nel palazzo arcivescovile, il vescovo Lorefice ha presentato padre Salonia a Francesco. Un saluto breve con foto di rito, ma sufficiente a garantire al sacerdote una nuova luce. Ora però c’è la richiesta di rinvio a giudizio.
Certo dell’innocenza di Salonia è il suo avvocato, Pier Paolo Dell’Anno: «Dimostreremo l’infondatezza dell’accusa. L’eccentricità del lungo tempo trascorso tra il termine della terapia e la denuncia, più di quattro anni; la riconosciuta efficacia della stessa, sia da parte della religiosa, che anche da professionisti terzi, e infine la circostanza che vede totalmente taciuto l’asserito abuso, nonostante negli anni intercorsi dopo il termine della terapia la suora sia stata, per di più, seguita da varie figure professionali».
© Riproduzione riservata