Catania - La biga in bronzo, probabile fusione dei primi del Novecento, è una copia ricavata da un calco del celebre gruppo assemblato dallo scultore Francesco Antonio Franzoni nel 1788 per i Musei Vaticani utilizzando pezzi antichi.
La biga di Morgantina, rubata nel 2017 e ritrovata ieri, è una copia dai carabinieri. “Se c‘è una cosa sicura al 100% è che non si tratta di un oggetto antico”. Dario Palermo, professore ordinario di Archeologia classica dell’Università di Catania, già docente della Scuola di specializzazione in Archeologia di “Archeologia e storia dell’arte greca e romana, non ha dubbi.
Si tratta insomma di una copia di un'opera eseguita nel Settecento dallo scultore Francesco Antonio Franzoni che lavorava come restauratore ai musei vaticani e che, come era abitudine all'epoca, realizzava questo genere di opere da esporre nei musei. Franzoni mise insieme un cocchio autentico di età romana che si trovava in una chiesa di Roma dove fungeva da sedia vescovile, e realizzò il resto della biga.
Negli anni Cinquanta, poi, la fonderia Chiurazzi di Napoli realizzò una copia identica in bronzo della biga in marmo da vendere a un museo americano. "La fonderia napoletana era famosissima - aggiunge il professore Palermo - e faceva copie di statue antiche per i collezionisti, per i musei e per esposizioni didattiche eseguite perfettamente con tecniche antiche. Oggi la fonderia è chiusa ma ci sono ancora 1.500 calchi originali a dimostrazione del suo grande e perfetto lavoro in quegli anni. Fu in quell'epoca che la famiglia Sollima chiese una copia della biga in bronzo per il proprio sepolcro al cimitero di Catania. E ciò anche per una simbologia molto precisa: secondo me, poiché una biga senza auriga rappresentava la morte di un membro importante che aveva in mano le redini della famiglia Sollima. Se fosse stata davvero trovava a Morgantina, inoltre, davvero non se ne sarebbe saputo niente? Inoltre un bronzo che rimane sottoterra per duemila anni, una volta fuori all'aria aperta si sarebbe deteriorato irrimediabilmente. Si tratta di un manufatto di valore che certo ha grande pregio e merita di essere tutelato, anche non è greco".
Il monumento è legato all'antica Morgantina e a una storia ricostruita dallo scrittore Salvatore Cosentino a cui l'aveva narrata il chirurgo plastico siculo-americano prof. Joseph Caltagirone negli anni Settanta quando finanziò i primi scavi archeologici di Morgantina. "Il prof. Caltagirone mi aveva detto che un certo Montemagno - scriveva Cosentino - proprietario di un terreno a Serra di Orlando, proprio dove la Princeton University stava scavando, aveva trovato anni prima una grande biga bronzea con auriga. Poi la figlia andò a nozze con un certo Capitani di Catania, grande mercante d'arte, e morì nel partorire. Il marito disperato fece costruire una bellissima cappella in suo onore all'ingresso del cimitero di Catania, la cappella Sollima". Una leggenda che diede inizio al mistero - oggi svelato - della biga di bronzo.
Sono stati i Carabinieri della stazione di San Giovanni la Punta a recuperare, in due diverse località e in fasi successive, la biga ed i cavalli, grazie alle indagini avviate per individuare una pericolosa banda specializzata in reati contro il patrimonio, rapine, furti di opere d’arte, estorsioni, attiva oltre che nella provincia etnea anche nell’Ennese e nel Siracusano. Clamorosi i particolari del furto che sarebbe stato commesso addirittura con l’impiego di un elicottero entrato in azione di notte per sollevare la composizione bronzea del peso di oltre 1.000 chili e, successivamente, adagiata su un autocarro che aspettava il bottino poco distante dal cimitero. La Biga di Morgantina è stata affidata in custodia alla Soprintendenza di Catania.