La fame emotiva che termini scientifici si chiama Binge Eating Disorder, che in italiano si traduce con “disturbo da alimentazione incontrollata” scatta per noia, rabbia, frustrazione, tristezza, scopriamone di più per tenerla sotto controllo. Quando gli stati emotivi sono difficili da sopportare “in automatico” cerchiamo di scaricare o allentare la tensione sul cibo, mangiando. Dietro questo nome difficile si nasconde un’esperienza molto comune in tutti noi, difficile talvolta da poter controllare. Non vi è mai capitato di avere quell'impulso invincibile che ci spinge a divorare un intero pacco di biscotti al cioccolato o a svuotare una vaschetta di gelato nel tempo di un film ? Come resistere? Il ragionamento serve a poco, la buona volontà pure: meglio scoprire i meccanismi che governano questo impulso e affrontare il problema con strategie mirate per tenere la fame motiva sotto controllo. Impariamo a non dare nulla per scontato.
La fame emotiva è percepita come un impulso per lo più “urgente”, improvviso a consumare soprattutto alimenti dolci o fortemente calorici – i cosiddetti comfort foods – indipendentemente dal proprio fisiologico stato di fame o sazietà. Non solo alimenti ricchi di grassi, zuccheri e calorie, dannosi per la linea e per la salute, ma anche poco sazianti, che invece di mettere a tacere la fame, ti spingono a cercare gratificazione in cibi sempre più appetibili e calorici.
Spesso ci rifugiamo nel consolatorio impulsivamente, senza riflettere su quali stress emotivi muovano la nostra voglia di mangiare e mangiando con gran voracità o in modo quasi “automatico”. Senza rendercene conto, infatti, scopriamo di aver finito tutto il pacco di biscotti come se in quei momenti perdessimo il controllo di noi stessi e fosse “qualcos'altro” a indurci a mangiare.
La fame emotiva rappresenta in questi casi una risposta “agita” – cioè un comportamento su cui non siamo in grado di riflettere – per cercare un qualche sollievo da una tensione emotiva sia essa per una vaga ansia, noia, tristezza, rabbia o quant'altro.
Imparare a riconoscere la fame emotiva per tenerla sotto controllo
Il primo passo da compiere è sicuramente quello di riconoscere la fame emotiva.
Prima di tutto analizzate le caratteristiche della “fame” che sentite. È improvvisa o graduale? È urgente o può attendere? Richiede solo cibi dolci? È congruente con il fisiologico stato di fame o sazietà che vi rimanda il vostro stomaco?
In questo secondo caso può essere utile spostare il centro della vostra attenzione dalla pancia… alla testa! Quali stati d’animo provate? Cosa è accaduto un attimo prima che avvertiste questo impulso a mangiare? Cosa potreste fare di diverso per riuscire a gestire lo stress emotivo che vi sta inducendo ad aprire il frigorifero o la dispensa?
Alcune volte, anzi, rimaniamo del tutto inconsapevoli di quali siano i motivi che ci spingono a mangiare. Ecco perché è fondamentale imparare a fermarsi un attimo prima e portare tutta la propria consapevolezza sull'impulso che percepiamo e a cui siamo abituati a rispondere in maniera “automatica”.
Ovviamente, le conseguenze della fame emotiva e delle abbuffate che spesso ne conseguono sono l’aumento di peso ed un alimentazione troppo carica per l’organismo, cosa che nel lungo tempo può portare anche a problemi come il diabete o il colesterolo alto. Cosa fare, quindi, per evitarla? Le possibilità sono tante e dipendono dalla gravità del problema che in alcuni casi potrebbe aver bisogno del contributo di un esperto per poter essere risolto.
Fame emotiva: da quali stress è causata?
Il consiglio che di solito viene dato è apparentemente molto semplice: quando avvertite l’impulso a mangiare fermatevi per almeno 5 minuti di orologio. Per fare cosa?
La fame emotiva non va presa “alla lettera” per riuscire a tenerla sotto controllo
Sembra facile ma non lo è. Potrebbe anche succedere che nonostante proviate a fermarvi la fame emotiva sia più forte e finiate col mangiare comunque.
Non disperate: forse all'inizio potrete imparare a fare “a posteriori” questo esercizio di riflessione (cosa avreste potuto fare di diverso? Di cosa avevate realmente “fame”?) prima di metterlo in pratica in modo preventivo.
Naturalmente è bene tener presente che sebbene tutti noi possiamo occasionalmente ricorrere al cibo con valenze consolatorie, se questo meccanismo diventa “fuori controllo” o inizia ad essere pervasivo può essere necessario intraprendere un percorso di psicoterapia per comprendere le cause del disturbo alimentare e lavorare, con l’aiuto di un terapeuta, anche sulle modalità di gestione del sintomo.
Il cibo rappresenta in fondo la prima forma di amore che abbiamo ricevuto e quindi uno dei mezzi privilegiati di cui disponiamo sia per esprimere amore e vitalità, sia per esprimere angoscia, ansia e dolore psichico.
La nostra “pancia” può a volte parlare per noi, indicarci stati di malessere di cui dobbiamo occuparci, l’importante è saperla ascoltare realmente invece di prenderla troppo “alla lettera”.
Praticare il rilassamento per tenere sotto controllo la fame emotiva
Discipline come lo yoga o la meditazione, sono delle ottime alternative alle abbuffate. Se si impara ad ascoltarsi e a rilassare la mente anche l’arrivo di un crisi emotiva sarà più facile da riconoscere e da gestire e alla fine ci si troverà a sapersi gestire con più semplicità, evitando quelle abbuffate che spesso lasciano ferite emotive ancora più grandi.
la fame emotiva può però essere il campanello di qualcosa di più grande. Se si soffre da tanto di questo problema e si riconosce di non saperlo gestire, la mossa più giusta è quella di rivolgersi ad un professionista che sarà sicuramente in grado di trovare la vera causa e di dare gli strumenti giusti per tenerla sotto controllo fino a risolverla.