In scena al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo fino a domenica
di Redazione

Palermo – I pupi di Mimmo Cuticchio escono dal loro teatrino e scendono all’Inferno per diventare protagonisti del film girato da Daniele Ciprì (e montato da Chiara Andrich) che forma il nuovo spettacolo multimediale del puparo-contastorie palermitano. Sulle vie dell’Inferno, con la drammaturgia dello stesso Cuticchio, Elisa Puleo e Alfonso Veneroso, è un viaggio in Sicilia sulle tracce di Dante e dei suoi dannati, alla ricerca dell’inferno d’oggi, quello terreno.
Al centro della scena, al teatro Santa Cecilia di Palermo, dove lo spettacolo si replica fino a domenica per il festival La macchina dei sogni, c’è uno schermo che mostra Dante e Virgilio attraversare i gironi con il passo ballonzolante dei pupi mentre Veneroso legge alcuni versi della cantica e Cuticchio ricama brandelli di “cunto”, in una sorta di doppio registro narrativo, poesia e dialetto siciliano, che accompagnano le immagini.
La tecnologia rende invisibili i “manianti”, i manovratori, cosicché i pupi sembrano muoversi autonomamente, come una sorta di film d’animazione, nei paesaggi siciliani di un Inferno possibile: ci sono le fiere, i diavoli, gli scheletri, ci sono guerrieri che si flagellano, c’è un enorme Lucifero alato, ci sono gli avari e i prodighi che trascinano massi nella miniera di zolfo di Sommatino, lì dove i “carusi”, i ragazzini, venivano venduti e ridotti in schiavitù. Il fiume Stige, invece, scorre nelle acque delle terme di Segesta, dove Cuticchio ha relegato gli iracondi, mentre Pier delle Vigne alza il suo lamento sull’Etna, all’ombra del grande ilice, e il conte Ugolino sfoga la sua rabbia cannibalesca nella rocca di Cerere, a Enna.
E’ Ariodante vittorioso che indossa il costume di Dante e lo conduce sul Monte Pellegrino, sulla passeggiata di Goethe, per incontrare la lonza, il leone, la lupa, tutte le paure e le inquietudini umane e le miserie per indicarci un percorso di riscatto, di purificazione e di speranza. Il limbo è luminoso perché abitato dai poeti tanto amati, da Lucrezio a Omero, e persino da Franco Scaldati, raffigurato con estrema somiglianza. E’ uno spettacolo della maturità dell’artista palermitano, c’è un incedere dolente, lento, per accompagnare la compassione di Dante, e la pietà verso i sofferenti che da qualche tempo è possibile rintracciare in tutto quello che Cuticchio mette in scena, dal girone degli avari allo Stige, alla città di Dite, bene illustrati dai filmati montati da Chiara Andrich e Andrea Mura.
Nel momento delle battaglie tra guelfi bianchi e neri o per la morte di Ulisse il cuntu prende il sopravvento con la ormai celebre spada di Celano, mentre il timbro e i suoni si fanno sempre più pressanti, in crescendo. Il racconto di Ulisse è un gioiello con le immagini girate a Linosa, l’isola che è cara a Cuticchio per aver girato lì il film «Terraferma» con Crialese. Una nota a parte va fatta per le musiche preziose, man mano che il racconto scende nei cerchi, verso l’incontro sorprendente con Lucifero, la musica accelera, lancia cellule armoniche inquietanti e, nel rispetto dei dettami del minimalismo, cresce di intensità e di ritmo. Successo incondizionato per l’appuntamento centrale del fstival «La macchina dei sogni».
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