Per abbassare il diabete non è importante solo seguire un’alimentazione corretta, ma anche controllare l’orario dei pasti. Uno studio recente sul diabete mostra come mangiare di notte fa crescere l’indice della glicemia. Ecco cosa consiglia l’esperto, tenendo conto dell’età e del metabolismo per chi soffre di diabete
Diabete: come tenerlo sotto controllo, l’importanza di pasti a orari regolari
Recenti studi hanno scoperto che per tenere sotto controllo il diabete non è importante solo cosa si mangia, ma anche quando si mangia. La ricerca si concentra soprattutto su persone affette da diabete di tipo 2 e rileva come sia possibile mantenere basso il livello di zucchero nel sangue facendo attenzione agli orari dei pasti, senza modificare le abitudini alimentari. E' stato rilevato che sarebbe consigliabile mangiare ogni giorno in un arco temporale di 9 ore.
Mangiare di notte non fa bene. Era già stato detto da diversi esperti, ma ora arriva uno studio che mostra come i pasti notturni possono contribuire all’insorgenza del diabete, perché favoriscono l’aumento della glicemia. A pesare sono anche il passare degli anni e il metabolismo.
Lo studio sul diabete
Una ricerca, pubblicata su Science Advances, ha preso in esame due gruppi di giovani, senza patologie specifiche e cosiddetti night workers, cioè abituati a lavorare durante le ore notturne. Per due settimane i due gruppi hanno seguito un’alimentazione identica dal punto di vista delle calorie, con due pasti principali. La differenza, però, è stata che mentre il primo campione ha consumato gli alimenti a ritmi regolari, il secondo lo ha fatto nelle ore notturne. Il risultato è stato che tra i lavoratori notturni si è osservato un aumento consistente dei livelli di glicemia.
Perché mangiare di notte fa male
«Il problema dell’alimentazione e degli orari di assunzione dei cibi è molto complesso. Ciò che non va mai dimenticato è che esistono bioritmi che devono essere rispettati: si tratta di una sorta di orologio biologico. Chi non lo fa, a volte per necessità come i lavoratori notturni, va incontro necessariamente a un’alterazione del metabolismo» chiarisce Angelo Avogaro, professore ordinario di Malattie del metabolismo presso l’università di Padova e presidente eletto della Società italiana di Diabetologia. A risentirne, quindi, è l’azione dell’insulina, l’ormone che permette il passaggio degli zuccheri dal sangue ai tessuti (specie muscolari), che a loro volta li utilizzano come fonte di energia. Se questo passaggio non avviene, aumenta la glicemia che porta poi al diabete.
Cosa fare per evitare i picchi glicemici notturni?
«Purtroppo gli effetti per i night workers e per chi ha crisi bulimiche notturne possono essere importanti. Il primo consiglio per evitarli è cercare di fare una colazione consistente alla mattina per poi lasciar passare un congruo numero di ore prima di mangiare nuovamente: sostanzialmente di prolungare il digiuno durante il giorno. Oppure, se questo non è possibile, l’alternativa sarebbe di ridurre il contenuto calorico complessivo. La restrizione dovrebbe essere tra il 30 e il 50% del contenuto di calorie, mantenendo invariati alcuni macroalimenti come le vitamine» spiega l’esperto. «Va detto che è dimostrato che le molte diete cosiddette “allunga-vita” (chetogenica, a zona, Hatkins o del digiuno intermittente) possono portare a un dimagrimento o a benefici più o meno consistenti in termini di glicemia o colesterolo, ma nessuna è risultata efficace quanto la dieta Mediterranea».
“Colpa” del metabolismo
L’azione dell’insulina nell’insorgenza del diabete, dunque, è nota ed è a sua volta legata al metabolismo, che cambia a seconda delle ore del giorno e della notte, ma anche dell’età: «Nell’arco delle 24 ore ci sono oscillazioni dell’insulina, legate a motivi genetici: la maggior resistenza all’insulina al mattino ha a che fare con l’esigenza di alzarsi e – una volta – andare a caccia, o comunque essere più reattivi, mentre alla sera e notte sono più attivi alcuni ormoni “controregolatori”, che tendono ad aumentare la glicemia, specie tra l’1 e le 2» spiega Avogaro. Inoltre, conta anche il fattore età.
L’importanza di pasti a orari regolari per chi soffre di diabete
A tutte le età, poi, non bisogna dimenticare l’importanza di pasti regolari e bilanciati, quindi sia negli orari che nelle quantità e nella suddivisione dell’apporto nutrizionale: «È importante rispettare il bioritmo, ma anche la qualità di ciò che si mangia. In particolare, non devono mancare i carboidrati, ma vanno privilegiati quelli a basso indice glicemico, come gli integrali; le proteine devono esserci, ma non in quantità eccessiva per non sovraccaricare i reni, mentre i grassi dovrebbero essere monoinsaturi come l’olio di oliva. Il tutto senza perdere il buon senso: qualche piccola trasgressione ogni tanto è concessa, rispetto a diete troppo rigide che possono portare a un’eccessiva diminuzione della massa muscolare» conclude Avogaro.