Benessere
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31/05/2022 22:29

La dieta pianeterranea contro infarto, ictus e diabete

Se prevenire è meglio che curare, la strategia giusta per iniziare è rivedere le nostre abitudini a tavola. Anche a vantaggio del pianeta.

di Redazione

Arriva la dieta pianeterranea contro infarto, ictus e diabete
Arriva la dieta pianeterranea contro infarto, ictus e diabete

La Dieta Mediterranea si rifà il trucco ed è pronta a sbarcare in tutto il mondo. I ricercatori dell’Università Federico II di Napoli hanno proposto una versione attualizzata del famoso regime alimentare, più attenta al concetto di sostenibilità e su misura per chiunque in tutto il mondo. Arriva la dieta pianeterranea contro infarto, ictus e diabete
È la dieta globale del futuro, l’alimentazione salva-salute che chiunque, in tutto il mondo, potrà fare sua e seguire con la certezza di poter così prevenire in maniera efficace la maggior parte delle patologie croniche come molti tumori, il diabete, le malattie cardiovascolari.
Arriva la dieta pianeterranea contro infarto, ictus e diabete
La dieta “pianeterranea”, è la dieta mediterranea a km 0, sostenibile e su misura per chiunque, in tutto il mondo. Riduce del 50% il rischio di infarto e ictus e del 30% il pericolo di diabete, secondo la Cattedra Unesco di educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile dell’Università Federico II di Napoli, che l’ha appena proposta sulle pagine della rivista Nature.

Una dieta, come dice il nome, amica del pianeta e accessibile in tutto il mondo, che prende a modello l’alimentazione mediterranea, l’unica ad aver dimostrato scientificamente effetti positivi nella prevenzione di numerose patologie. La dieta ‘pianeterranea’ potrà comprendere cibi differenti nel Sud-Est asiatico o in America Latina, in base ai vegetali e alle risorse alimentari del posto, e sarà declinata in diverse piramidi alimentari ‘locali’. Ecco perché si propone come la dieta globale del futuro. Coordinata da Annamaria Colao, ordinario di Endocrinologia e presidente della Società Italiana di Endocrinologia (Sie), assieme a uno staff di scienziati ricercatori in ambito medico, agroalimentare e ingegneristico.
La sua peculiarità sta, appunto, nel fatto di poter essere declinata in tante nuove piramidi alimentari ‘locali’: dall’avocado e la papaia dell’America Latina alla manioca e il teff in Africa centrale, dall’olio di canola e le noci pecan in Canada al sesamo e la soia dell’Asia, fino alla noce di macadamia australiana, in ogni angolo della Terra sarà possibile rispettare i canoni della dieta pianeterranea per restare in salute.
“Le abitudini alimentari scorrette – ricorda Colao – sono una delle cause principali dell’epidemia mondiale di obesità, anche infantile, e di malattie metaboliche e cardiovascolari; la dieta mediterranea invece ha comprovati benefici per la salute grazie a un notevole profilo nutrizionale. La dieta mediterranea, per esempio, riduce del 30% il rischio di eventi cardiovascolari gravi come infarti e ictus, diminuisce di oltre il 50% la probabilità di tumore all’endometrio nelle donne, abbassa del 30% il pericolo di ammalarsi di diabete. Gli elementi che la caratterizzano sono olio d’oliva come fonte di grassi insaturi, noci, legumi, verdure, cereali integrali, frutta fresca o secca, una quantità moderata di pesce, così come latticini, carne e vino rosso. Non ovunque si possono trovare questi prodotti, ma è possibile reperire in ogni parte del mondo frutti, verdure, legumi, cereali integrali e fonti di grassi insaturi con contenuti nutrizionali e caratteristiche simili a quelli tipici della dieta mediterranea, che probabilmente hanno anche simili benefici per la salute delle popolazioni”.

Ecco dunque l’idea di una dieta che introduce di volta in volta i cibi tipici del luogo, per esempio portando in tavola l’avocado, la papaya, le banane verdi e le bacche di andaçaí per gli acidi grassi e i polifenoli in America Latina, che invece in Canada si potranno trovare in olio di canola e noci pecan. “Prodotti subtropicali popolari come i fagioli pinto e l’okra, ricchi di fibre e proteine, sono associati a livelli ridotti di colesterolo Ldl e a una minore incidenza della sindrome metabolica o di eventi cardiovascolari – riprende Colao – Le macroalghe marine, come alghe e wakame, e la spirulina sono ampiamente consumate nei Paesi orientali e rappresentano una fonte importante di polisaccaridi complessi, minerali, proteine e vitamine, con proprietà anticancro, antivirali, antiossidanti, antidiabetiche e antinfiammatorie”.
La dieta pianeterranea, che verrà lanciata attraverso una piattaforma dedicata della Cattedra Unesco di Educazione alla Salute e allo Sviluppo sostenibile dell’Università di Napoli, è basata sostanzialmente su una strategia chiave: “Le verdure, la frutta, i cereali e i grassi insaturi disponibili in diverse parti del mondo possono essere combinati per mettere a punto paradigmi nutrizionali locali, basati su prove scientifiche, definendo diverse ‘piramidi nutrizionali’ basate sugli alimenti disponibili localmente con le stesse proprietà nutrizionali, gli stessi benefici per la salute e analoghi processi produttivi rispettosi dell’ambiente osservati per la dieta mediterranea”, conclude l’esperta.
La cattiva notizia, perché ce n’è sempre una, è che in questo modo non ci sono scuse: in ogni Paese sarà possibile seguire un’alimentazione amica di cuore e salute, come lo è la ‘vecchia’ dieta mediterranea. Ma senza impazzire per trovare gli alimenti giusti, sapendo di agire a vantaggio dell’ambiente e di contribuire anche alla sostenibilità del sistema sanitario: è stato calcolato che i costi medici diretti legati solo all’obesità, nei Paesi occidentali, oscillano generalmente tra il 4 e il 10% della spesa sanitaria nazionale.