Cultura
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06/07/2012 22:35

Lucio Dalla: Amo Bufalino, discreto come gli iblei

Un’intervista di Franca Antoci

di Franca Antoci

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Franca Antoci e Lucio Dalla in salotto
Franca Antoci e Lucio Dalla in salotto

Comiso – “Ogni parte della Sicilia ha qualcosa di suo da dare all’immaginario. La Sicilia non è neanche una regione, è una Repubblica a sé”. Parola di Lucio Dalla che, visitate con la rilassatezza del turista zone sconosciute della provincia iblea, ne porta dentro la naturale bellezza. In versione estiva, bermuda, maglietta, scarpe da ginnastica, capelli gellati e inseparabili occhialini tondi e marroni, ha il sorriso e la simpatia che emana dal palcoscenico. Invece è in un albergo del centro storico di Ragusa, seduto su un divano e pronto a parlare di sé, del suo lavoro, della gente e di tutte le immagini che viaggiano dagli occhi alla mente. La sera precedente, sotto gli archi del piazzale delle Erbe di Comiso, la presentazione della mostra fotografica di Marco Alemanno, suo produttore e compagno di viaggio in molteplici attività artistiche. Lucio ha regalato alcune delle sue canzoni più belle, ispirate da quell’immaginario che domina la Casmene vissuta da Gesualdo Bufalino.

“Ho scoperto questo scrittore straordinario e Marco ha scelto tra le letture quelle che più si integravano alle sue fotografie. Anche le musiche sono state scelte su quello che doveva essere l’imprinting della comunicazione della serata che ha seguito anche la location”. Una location in cui la voce calda di Marco Alemanno si lascia intervallare dalla fisicità della voce in diretta  con un apporto musicale minimalista, finalizzato al caratteristico timbro di uno dei cantautori che hanno fatto la storia della musica leggera italiana. Entrambi rievocano il bufaliniano pensiero sulla memoria, filo conduttore tra passato e futuro.

“Molti sanno chi è Bufalino e magari non lo hanno letto. Peccato. Lui era uno schivo, che non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo mondo. Questo lo ha mantenuto integro e ancora tutto da scoprire. Certo, sembra assurdo parlare di promozione riferendosi a un valore di scrittura così alto, ma credo che la sua opera meriti di essere diffusa”.

A novembre uscirà il nuovo album. Niente anticipazioni, però.

“Sto scrivendo gli ultimi pezzi del mio nuovo album. Due li ho scritti qua, quindi il posto evidentemente merita”.

Braccia conserte che si spostano solo per accompagnare i gesti alle parole, eccolo tornare a spaziare con lo sguardo tra gente che vuole incontrare ancora e luoghi che vuole rivedere.

“Ho girato un po’ dappertutto anche se ho avuto qualche difficoltà. Questo non è un posto dove vengono in molti e quindi quando passa qualcuno di conosciuto, nel bene e nel male, la gente si avvicina. Con curiosità e discrezione. A me piace il contatto con la gente. E devo dire che in Sicilia c’è molta educazione e rispetto per le persone. Soprattutto nella zona dove abito io, a Milo, dove sono diventato una specie di ulivo messo lì ormai da vent’anni, per cui la gente non si stupisce più. Ero venuto altre volte in provincia di Ragusa ma una settimana come questa non l’avevo mai trascorsa e ho intenzione di tornare. Anche in questo albergo. E’ un posto ideale per il mio modo di vivere nel senso che qui sembra di stare dentro una casa. E’ molto elegante, ma non è sfarzoso. E poi questo silenzio…è proprio come piace a me”.

Chiese, quadri, barocco: Ibla entra nel cuore e nella mente.

“L’avevo già visitata in precedenza così come conosco bene Noto. Le chiese, i quadri, i palazzi antichi e i vicoli sono scorci rari resi vivi dalla componente umana. Io sono fortunato perché la gente mi conosce e quindi la comunicazione è immediata e questo mi consente di conoscere e assimilare con facilità luoghi e storia”.

La componente umana. La stessa che rende unici i testi delle sue canzoni che attraversano i ricordi di intere generazioni. La stessa che lo ha portato ad “Alba chiara”, ospite a sorpresa di una realtà parallela. Lì, accolto dalla presidente Rita Rosso e da un nugolo di fan che custodiscono gelosamente un vecchio Lp di Dalla e ne conquistano subito un sorriso, ha festeggiato il compleanno di una giovane portatrice di handicap. A lei ha cantato Tanti auguri, con tutti loro ha trascorso più di due ore lasciandosi trascinare dall’affetto e dall’ammirazione dei ragazzi dell’associazione.

“Una realtà ben organizzata. Magari ce ne fossero. Mi hanno incrociato per caso, mi hanno invitato e ci sono andato. Questo lavoro è l’ideale per uno che ha un minimo di curiosità. E io ne ho parecchia”.

Con gli occhi pieni del mondo visitato, un piccolo centro potrebbe non avere alcuna attrattiva.

“Affatto. E’ una grande città che non mi prende. A Bologna sono nato, è la mia città eppure ha delle controindicazioni per il modo di vedere che qui non trovo. Bologna è una città indifferente dove sembra che tutto accada perché deve accadere. Credo comunque non sia determinante la  città o il paese ma l’indole delle persone che li vivono. Qui la gente è molto curiosa, di una curiosità educata. E’ un fatto di cultura. I siciliani hanno visto tutto e di tutto. Sono stati conquistati riuscendo a prendere il meglio da tutti i popoli che dai fenici ai greci agli arabi ai normanni, svevi, spagnoli, inglesi, li hanno dominati. Il siciliano o si sottovaluta o ha ancora la possibilità di essere un unicum di valore in un mondo globalizzato”.

Rimane il fatto che raggiungere questo lembo di Sicilia non è una passeggiata.

“Non mi sono accorto delle difficoltà. Se vieni senza fretta e con un minino di equilibrio hai la possibilità di vedere tante cose e non sentire la pesantezza del viaggio, perché gli occhi funzionano e c’è sempre un angolo da vedere che attira la tua attenzione. Campagne, muri a secco in una paesaggio ricco di natura”.

Però prosegue il tour, non la vacanza.

“Sì, siamo in pieno lavoro. Marco produce il mio disco mentre siamo impegnati di volta in volta a portare in giro la mostra. La prossima tappa è Solferino in occasione della commemorazione della battaglia. Presente i presidenti della Repubblica d’Italia, Francia e Austria, saranno letti testi riferiti a quel periodo storico e io sceglierò le canzoni più adatte combinando eventi, luoghi e persone”.

Una narrazione a due. Come a due sono le foto che espone Alemanno.

“Il criterio del dittico è un fatto narrativo. Nulla di specifico, ognuno le vede con gli occhi che ha. In questo caso è l’artista che dà l’indicazione affiancando foto scattate in Russia, Turchia, Irlanda in un unicum in cui ogni pezzo è abbastanza esplicativo della natura poliedrica che appartiene a ognuno di noi. Il tour si muove con un team di musicisti parte di un gruppo che arricchisce ogni aspetto del lavoro che non è mai lo stesso”.

Regia, libri, dischi, foto, film documentano le infinite forme di arte che rendono un uomo un artista e una vita diversa.

 “Il mio lavoro è viaggiare. Da una parte e dall’altra. Le cose che imparo sono regali dal cielo”.

Sono le dodici di un sabato caldo e assolato. Lucio si alza: “Vi saluto e vado a finire il mio testo”. A fermarlo è la porta: “Mi sono chiuso fuori”, dice divertito da una situazione che non sembra affatto nuova, “Potete chiamare qualcuno che mi apra?”, conclude tornando a stringere le mani e a salutare con la stessa naturalezza con cui canta sensazioni e regala emozioni. 

 

Foto Laura Moltisanti. © Tutti i diritti riservati