Ha smesso di fagocitare la sua vita
di Michela Becciu

Michela Becciu ha collaborato con Paolo Vites alla collana di cd di De Gregori che è uscita in settembre e ottobre con TV Sorrisi e Canzoni. Ha lavorato con Vites alla stesura dei libretti che accompagnano i cd. Un suo articolo per Ragusanews.
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Il 20 novembre di un anno fa usciva il disco Sulla strada, a 4 anni di distanza dal suo ultimo lavoro, “Per brevità chiamato artista”. E che artista, Francesco De Gregori. Una carriera costellata di capolavori, iniziata nel lontano 1973, con “Alice non lo sa”.
Il cantautore per antonomasia ci ha raccontato la storia d’Italia degli ultimi 35 anni ma, a leggerli bene -oltre che ascoltarli- i suoi versi rivelano tanto di sé, tanto di noi, dei sentimenti e passioni umane.
Basta scavare tra le sue note musicali e scoprire mondi.
Chiavi di lettura che continuano a svelarsi, nel tempo, rivestendosi sempre di nuova attualità.
Questo è Francesco De Gregori, il cantastorie che meglio di ogni altro sa leggere gli eventi, anticipandoli. Colui che dei “corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria ha farcito i suoi brani, raccontando in musica che l’uomo, fondamentalmente, si ripete nel Tempo, anche se “gli angoli del presente diventano curve nella memoria”. E anche lui in questi anni ha subito tante trasformazioni, sia come musicista che come uomo. Ma la sua essenza è rimasta la stessa che abbiamo in tanti anni imparato a conoscere: un mix di elegante sobrietà, essenzialità, profondità, classe.
Lucio Dalla fu tra i primi a saperla riconoscere ed apprezzare, tanto da dargli l’appellativo di “Principe”, dai tempi di Banana Republic, ed era il ’79. E quel Principe della canzone d’autore italiana oggi ha 62 anni, e ancora tante cose da dire. L’ultimo anno lo ha visto impegnato in giro per l’Italia, in un tour fortunato che ha chiuso i battenti a Rimini, il 28 settembre scorso. E chi lo ha visto e sentito esibirsi sul palco ha certamente notato la sua energia e verve contagiose: la magica sinergia di una band assodata, dal 2001, che si diverte sul palco e fa divertire il pubblico. Un pubblico che taglia e abbraccia, trasversalmente, almeno quattro generazioni. Perché la Musica unisce, lega i cuori e gli orecchi.
L’artista piu “dylaniano’ di sempre, è tutto raccontato nei 9 brani inediti di “Sulla strada”, in cui emerge la sua serenità verso lo scorrere degli eventi, della vita; una leggiadra sensazione di ‘pienezza’ e ‘soddisfazione’ raggiunte in virtù di una carriera che ha sempre viaggiato su alte vette, e che gli (ci) ha dato tanto.
“Passo d’uomo”, la seconda track list del disco, è la fotografia del De Gregori di oggi: un uomo che ha smesso -alla luce della maturità raggiunta – di fagocitare la sua vita, e che ora se la gode senza fretta, riuscendo ad apprezzarne anche le piccole sfumature.
“Sono qui che guardo fuori, senza troppo pensare.. vedo cadere la cenere, vedo il fumo che sale”, questi alcuni versi del brano da cui si evince la sua serena consapevolezza dinnanzi alla finitudine della natura umana. Ma è una saggia accettazione, non certo un’amara arrendevolezza. Un uomo che va piano e canta l’amore, che ha un po’ paura quando pensa al mistero della morte, “ma nemmeno tanto”.
Ancora: “e vado per la vita, a passo d’uomo/altro passo non conosco, altra parola non sono” …
Il tempo addolcisce gli animi e, facendo il suo dovere, spazza via le asperità. Francesco De Gregori non ha certo smesso di interrogarsi sul senso della vita, piuttosto non fa più a pugni con il fatto che a certi ‘perché’ esistenziali non vi siano umane risposte: “e non c’è niente da nascondere, niente da svelare/niente da tenere stretto, non c’è niente da lasciare”.
Certamente un lavoro di ampio respiro musicale e contenutistico, che spazia dal genere ballad dal sound pop-folk al rock e, per la prima volta, dà spazio all’andamento ritmato e claudicante del Rebetiko, sulla scia dell’ottimo sperimentatore Vinicio Capossela. Un De Gregori eclettico come non mai, che non ama ripetersi e sa reinventarsi negli anni. E l’ultimo Bob Dylan live in italia a novembre ce lo ha dimostrato: è calcando il palco, ancora, a 72 anni che un vero artista alimenta il fuoco del suo genio, trovando sempre nuove motivazioni. E il nostro ‘Dylan’ italiano -tutto ce lo lascia pensare- saprà fare altrettanto. E non c’è niente da capire…
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