Cultura
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17/04/2014 23:15

Quando Nicola andò a trovare a casa Gabriel Garcia Marquez

Una storia vera, sciclitana

di Giuseppe Savà

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Una storia vera, sciclitana
Una storia vera, sciclitana

 Scicli – Nella Macondo sciclitana dove l’estate è un’esperienza anulare, Nicola ama fare passeggiate dinoccolate vicino al mare, ingannando il tempo con i romanzi del suo scrittore preferito.

Nicola non è un uomo di lettere, non è un bibliofilo, non è uno troppo acculturato.

A lui gli piace Gabriel Garcia Marquez.

 

Fu così, che un giorno, correvano gli anni ottanta, decise di prendere l’aereo, alla volta di Città del Messico. Il motivo del viaggio? Conoscere Gabriel. Stringergli la mano. Dirgli: “Bravo, sei il numero uno”.

 

Nicola prenotò volo, albergo, partì.

 

E arrivò.

Disfatta la valigia, tempestò di domande tutti i messicani che incontrava: “Dov’è la casa di Marquez?”

 

E, seppur in maniera frammentaria, contraddittoria, confusa, gliela indicarono.

 

Nicola, alto, robusto, fiero, arrivò davanti al cancello del villino dove campeggiava netto “Garcia Marquez”.

 

 

Trattenne il fiato.

 

Citofonò.

 

Si affaccia un factotum, un cameriere, un uomo di casa.

 

“Ando stà el Maestro?”

 

Chiese Nicola in un messicano maccheronico e improvvisato.

 

 

“En Europa”, rispose il cameriere.

 

E Nicola: “Ma come, io sono venuto appuesta dall’Europa!”.

 

“Who are you?”

 

Chi siete?, chiese il cameriere.

 

E lui: “Quando el maestro torna, digli: è passato Nicola”.

 

 

Non sappiamo se Marquez, al ritorno dal viaggio europeo, abbia mai capito chi potesse essere il Nicola che lo salutava, vogliamo immaginare che lo abbia incluso tra i tanti Buendia che oggi accompagnano la solitudine della sua morte.