Riceviamo e pubblichiamo
di Lettera firmata


Ragusa – Egregio Direttore Giannone Gabriele,
con la presente, intendo esprimere non soltanto il mio profondo sconcerto, ma anche una ferma condanna per le criticità che continuano a affliggere il sistema sanitario nella provincia di Ragusa. Mi chiamo Alessandro M., e la mia è una testimonianza diretta di quanto accaduto nella notte tra venerdì e sabato scorso presso il Pronto Soccorso di Ragusa, dove mio padre, un uomo di ottant’anni colpito da un malore, è stato costretto a subire un trattamento indegno di un Paese civile. Per ventuno ore consecutive, ho assistito a una situazione che travalica la semplice inefficienza per configurarsi come un vero e proprio fallimento istituzionale: pazienti abbandonati in corridoi sovraffollati, personale medico allo stremo, familiari ridotti alla disperazione. Un contesto in cui la palese mancanza di risorse e la probabile assenza assenza di un piano organizzativo adeguato hanno trasformato un luogo di cura in un teatro del disagio, dove persino la dignità umana sembrava essere stata sospesa.
Eppure, ancora una volta, è toccato a un professionista come il dott. Noto – con la sua dedizione e competenza – tentare di porre rimedio a una crisi non sua, garantendo di restare ben oltre il proprio orario di lavoro pur di garantire assistenza a chi ne aveva disperato bisogno. Lo stesso vale per gli altri operatori sanitari presenti.
Ma fino a quando l’eroismo di pochi dovrà sopperire alla negligenza dei vertici amministrativi?
Dove sono le risorse stanziate, i piani di emergenza, la volontà di intervenire?
Perché i cittadini ragusani devono subire ripetuti episodi di abbandono, mentre chi è chiamato a governare il sistema sembra assente o incapace?
Mio padre, dopo un’attesa snervante, è stato dimesso dopo ben 21 ore di attesa. Questo non è servizio sanitario: è negazione del diritto alla salute, sancito dalla nostra Costituzione.
La prego, Direttore, di dare risalto a questa denuncia. Non si tratta di una semplice lettera, ma di un atto di civiltà. Se le istituzioni continueranno a ignorare il grido di dolore di pazienti e operatori, presto non resterà neppure l’ombra di un sistema da salvare.
Esigo che la Direzione Generale dell’ASP e gli enti competenti si assumano le proprie responsabilità.
Esigo che vengano fornite risposte concrete ai cittadini, stanchi di promesse non mantenute.
Resto a disposizione per ogni eventuale approfondimento e attendo un Suo riscontro, confidando in un’azione tempestiva.
© Riproduzione riservata