Napoli – Martedì 4 ottobre alle ore 18.00, presso la Fondazione Banco di Napoli di via dei Tribunali 213, si terrà il vernissage della mostra fotografica “Viaggio in Campania” di Giuseppe Leone. La mostra rimarrà aperta al pubblico, con ingresso gratuito, fino al 23 ottobre. Il ragusano Giuseppe Leone (foto) è uno dei fotografi più interessanti della sua generazione: 60 anni di attività durante i quali ha raccontato in massima parte la sua Sicilia. Grazie al padre, Maestro d’organo presso la cattedrale di San Giovanni Battista, imparò da subito a riconoscere il bello e ad esaltarlo con la sua sensibilità artistica: avrebbe voluto fare il pittore ma a bottega, nello studio del fotografo Antoci, scoprì l’amore per l’arte fotografica. “Caro Andreose, mi permetta di segnalarle un fotografo con bottega a Ragusa che sembra scivolato da una pagina di Brancati”. Giuseppe Leone è il nome del fotografo citato. La lettera di patronage invece reca la firma di Leonardo Sciascia. Destinatario della missiva, Mario Andreose, direttore editoriale della Bompiani. Milano, era il 1986.
Seguirono una serie di elegantissimi libri fotografici di grande successo. Giuseppe Leone, 85 anni, custodisce nel suo archivio più di 500mila scatti e 60 volumi con testi firmati dai grandi autori della letteratura del 900. Seguendo il monito inascoltato di Pier Paolo Pasolini, Leone ha continuato a fotografare e raccontare il nostro Paese, ad archiviare paesaggi e architetture d’un tempo, mentre l’Italia si omologava inesorabilmente. Ha registrato l’abbandono delle campagne, lo spopolamento dei centri storici, lo stravolgimento del paesaggio, la distruzione del patrimonio archeologico, la sistematica spoliazione delle chiese, la speculazione edilizia, il deturpamento delle coste, l’imbarbarimento dei costumi. Un casellario fotografico che vale un intero museo antropologico. I suoi scatti sono stati pubblicati sulle copertine delle riviste più prestigiose. Ha ritratto i grandi intellettuali e gli artisti più affermati, fotografie che continuano a raccontare la Sicilia amata dai viaggiatori del Grand Tour.
Lo hanno intervistato autorevoli giornalisti della BBC, giungono collezionisti da tutto il mondo, grandi couturier come Dolce & Gabbana utilizzano le sue foto per le loro campagne pubblicitarie. La sua carriera muove dall’incontro di due straordinari artisti, Leonardo Sciascia ed Enzo Sellerio. Il loro primo incontro ebbe come scenario la sede palermitana della casa famosa casa editrice. Leone aveva chiuso l’impaginazione del suo primo libro “La pietra vissuta”. Enzo Sellerio, maestro di tutti i maestri della fotografia siciliana, gli chiese di seguirlo, voleva presentargli una persona. Il fotografo di Ragusa si trovò al cospetto di Leonardo Sciascia, seduto su un divano mentre fumava l’ennesima sigaretta. A colpirlo fu l’immediata domanda dell’autore “Il giorno della civetta”, che gli chiese se conoscesse la prefettura di Ragusa. Leone, intimorito, rispose ingenuamente di sì. Sciascia rincalzò, divertito, spiegando che il riferimento era alle tempere realizzate da Duilio Cambellotti.
Pitture che adornavano il palazzo della prefettura. Lo scrittore aveva già in mente un lavoro dedicato a una pagina rimossa della storia italiana. Paradossalmente quella sua prima domanda, dopo qualche anno, si trasformò nel loro ultimo libro: “Invenzione di una prefettura”, edito da Bompiani. Il libro fu pubblicato proprio dal direttore editoriale Andreose, dopo la bizzarra lettera di presentazione di Sciascia. In seguito Sciascia e Giuseppe Leone batterono la Sicilia in lungo e largo per mostre e convegni, ma in tanti anni di amicizia, il fotografo non osò mai dare del tu al grande scrittore. Sciascia è stato una persona determinante, per la carriera di Leone. Le sue parole, le sue indicazioni, gli hanno aperto orizzonti inesplorati, conferendo metodo al suo lavoro di fotografo. In occasione della 24^ edizione del Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito, Giuseppe Leone, detto Peppe, docente accademico, invitò a Sorrento il suo omonimo Giuseppe Leone, fotografo siciliano, aveva proposto al patron Mario Esposito, un progetto di residenza artistica che desse nuova vita al Grand Tour nella nostra Campania.
Il Golfo di Napoli e la Penisola Sorrentina, dunque, i luoghi e la memoria del Grand Tour che affonda le radici nel Seicento, grazie all’arte fotografica del fotografo ragusano si sono fuse con una delle altre fondamentali tappe che caratterizzarono i viaggi del passato, la Sicilia dando vita ad un lavoro di rara bellezza. Due visioni, due narrazioni, attraverso la fotografia del maestro siciliano, narratore della sua terra, delle sue viscere e della sua superficie, traghettatore tra le sue meraviglie ed i suoi contrasti, i suoi paradossi, resi lirici dall’uso di un bianco e nero che è, al contempo, visione di memoria e fascinazione poetica. Luoghi per immagini ed immagini per luoghi che, attraverso i volti, le storie hanno costruito una geografia dell’anima che, oggi, appartiene alla collettività. I due Leone, Peppe e Giuseppe, con il “Viaggio in Campania” ci svelano dopo la Trinacria la mitica Campania felix di un tempo.