Il video-confronto tra il remake nelle sale e il cult movie originale con Bud Spencer e Terence Hill
di Redazione string(0) ""

Roma – Di solito si scrivono articoli di cinema per consigliare la visione di qualche film, ma non è questo il caso. Per quanti Bud Spencer e Terence Hill rappresentano dei miti, forse non ci sarà bisogno di suggerire che il remake del cult movie “Altrimenti ci arrabbiamo”, con la mitica colonna sonora degli Oliver Onions – in uscita nelle sale italiane il prossimo 23 marzo – avrà l’unico effetto di fargli rimpiangere la magia dell’originale. Alle nuove generazioni che magari non conoscono bene i due attori, consigliamo di andarsi a vedere e rivedere prima la pellicola firmata Marcello Fondato: campione d’incassi assoluto della stagione 73-74 con oltre 6 miliardi delle vecchie lire, tutt’oggi al 14esimo posto nella classifica dei film italiani più visti di sempre.
Non c’è una trama particolare né colpi di scena o trovate sensazionali, diverse da altre sceneggiature: che sia ambientato nel selvaggio West o nell’Africa nera, il copione resta interamente basato sullo scambio di battute e la fisicità di due personaggi che, ormai mezzo secolo fa, crearono un’alchimia irriproducibile e un genere cinematografico ritagliato sulla loro stessa coppia. Andare a setacciare i successi d’epoca, riproducendo fotocopie, è un’operazione pigra e di cassetta, una pratica ancor più commerciale dell’intento originario di Altrimenti ci arrabbiamo. Come per i vari tentativi di rifare Pinocchio dopo Comencini, è alto il rischio che si riveli un flop al botteghino.
Ci avevano già provato a metà anni 70 i sosia “Simone e Matteo”, interpretati da tali Paul L. Smith e Michael Coby Smith, con risultati archiviabili. Perché l’immaginario del pubblico – nella riproposizione di certi titoli – è indissolubilmente ancorato alle facce che li resero popolari, iconicamente legato alle espressioni dei protagonisti originali. E ad un altro tempo storico. La comicità di Bud e Terence ha fatto il suo corso e sicuramente loro stessi, oggi, non otterrebbero più la fortuna di un passato. Questo andrebbe omaggiato con qualcosa di più creativo che una imitazione, un prodotto con cui credere di far cassa subito e facilmente, accontentandosi di riscuotere anche solo un ventesimo del riscontro dell’opera prima.
Così, per divertirci, proponiamo in fondo un video-confronto di una celebre scena, la finta riconsegna della Dune Buggy: quella nuova, in cui viene recapitata una in miniatura; e quella originale, in cui è un modello invisibile. Non ce ne vogliano i coraggiosissimi Edoardo Pesce e Alessandro Roia se troviamo che non facciano ridere altrettanto. Era una mission impossible anche solo avvicinarsi allo sguardo a fessura di Bud, il sorriso sornione di Terence, la voce, la mimica, i tempi, la stazza dei due beniamini generazionali. Ad ogni modo il cinema, come ogni forma d’arte, è questione di gusti: ci chiediamo soltanto se – come per le commedie di Eduardo rifatte da Ranieri e Castellitto – a volte non sia meglio per loro impegnarsi in una produzione inedita, e per noi rivederci direttamente il capolavoro che ci è rimasto nel cuore.
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