Figlio della vittima del maltempo del 2021
di Redazione


Modica – Una famiglia in ginocchio, la beffa della burocrazia e l’amaro sapore dell’ingiustizia.
La storia di Piergiorgio Ricca, giovane avvocato modicano, è il volto umano di uno scandalo che ha scosso la città. A Ragusanews racconta, nel giorno del suo 30esimo compleanno, quella tragica giornata.
Era il 17 novembre 2021 quando una tromba d’aria devastò Modica, lasciando distruzione e dolore. Tra le vittime di quella maledetta mattina c’era suo padre, Giuseppe , 53 anni, morto travolto dal vento mentre si recava ad aprire la sua tabaccheria, come ogni giorno. Una folata lo scaraventò contro il cancello di casa, in contrada Serrameta, a dieci metri di distanza, uccidendolo sul colpo. Modica si fermò: il sindaco Ignazio Abbate proclamò il lutto cittadino per onorare la memoria di un lavoratore stimato. Ma dietro le parole di cordoglio, una vicenda oscura si è lentamente svelata. Piergiorgio fa l’avvocato. Nel suo stato di WhatsApp, l’immagine dello scatto diventato l’icona della lotta alla mafia: la fotografia di Falcone e Borsellino.
Insieme alla madre, questa mattina, ha preso parte alla conferenza stampa del Partito Democratico che ha denunciato l’indennizzo da 150.000 euro concesso a un’azienda agricola operante su terreni di proprietà di Ignazio Abbate, terreni affittati dallo stesso ex sindaco, ad un’azienda agricola con contratto retroattivo subito dopo la tragedia.
“Io, oltre a perdere mio padre, ho avuto danni ingenti dagli effetti del vortice. Il tetto di casa, danni agli interni, agli arredi, alla mia auto andata distrutta. La nostra vita è stata stravolta. Dopo la tragedia io e mia madre ci siamo trasferiti in un altro appartamento perché la casa era ormai resa impraticabile. Abbiamo presentato domanda di risarcimento dei danni subiti per il tramite del Comune di Modica e della Protezione Civile. Danni stimati in circa 100.000 euro. Abbiamo prestato apposita fideiussione per avere un anticipazione delle somme , come previsto dalla direttive regionale, ma sono passati quasi quattro anni e non abbiamo visto nemmeno un euro. Eppure – dice Piergiorgio con amarezza – la pratica dell’inquilino dei terreni dell’onorevole Abbate è stata liquidata subito. La nostra è ferma .” Un’accusa durissima, che getta ombre sulla gestione degli indennizzi post emergenza. “Abbiamo dovuto pagare di tasca nostra. Ci siamo fidati delle istituzioni, speravamo che almeno per chi ha perso tutto ci fosse attenzione. Ma evidentemente – affonda Piergiorgio – non siamo ‘amici del potere’.”
E non è finita. La famiglia Ricca si è vista negare anche il riconoscimento della morte dall’Inail come incidente sul lavoro, perché Giuseppe è morto “dentro il cancello di casa”, una manciata di centimetri che hanno fatto la differenza sulla carta. “Come se la vita di un uomo si potesse misurare con un righello”, denuncia Piergiorgio. “Un’assurdità crudele.” “Questa non è solo una questione politica, è una questione di giustizia e di umanità – conclude Piergiorgio –. Mio padre è stato ricordato con il lutto cittadino. Ma a noi è rimasto solo il dolore e l’abbandono.” Una storia che sa di beffa, una ferita ancora aperta per una città che, oltre alla devastazione del maltempo, deve ora fare i conti con le ombre pesanti su come è stata gestita l’emergenza.
© Riproduzione riservata