Acate - In due chiese distanti 60 chilometri, Acate e Piazza Armerina hanno reso contemporaneamente l’ultimo addio a Diego Lauria e Larissa Venezia, i giovani infermieri dell’ospedale di Vittoria morti a causa del terribile scontro con un’utilitaria mentre venerdì 17 febbraio viaggiavano in motocicletta sulla Noto- Rosolini.
I funerali sono stati celebrati nella Matrice dal parroco di Acate don Mario Cascone e nella Basilica Cattedrale di Piazza Armerina, dedicata a Maria Santissima delle Vittorie, dal vescovo originario di Modica don Rosario Gisana.
Ad Acate, dove la coppia aveva stabilito di risiedere lavorando a 15 minuti di strada dal Pronto Soccorso e dalla Pediatria di Vittoria, don Mario Cascone, che ha concelebrato il rito con i sacerdoti Andrea La Terra e Giuseppe Riggio, cappellano dell’ospedale, ha detto durante l’omelia: “Diego è il quarto giovane strappato alla vita in poco più di un mese nella nostra comunità. Il dolore della famiglia non può essere spiegato né attutito dalle parole, servono il silenzio, la vicinanza, l’affetto. Sorge un interrogativo. Che cosa sta succedendo? Serve un esorcismo, una benedizione speciale, che cosa sta seminando tanta costernazione? Che dire di fronte ad un’altra morte per incidente stradale? Possiamo solo constatare la nostra impotenza. Possiamo solo prenderne atto ed avere fede, non ci sono altre risposte. Il fatto che non possiamo dimenticare questi nostri fratelli - ha continuato - è un indizio della loro certa Resurrezione. Benedici il nostro paese e i nostri giovani, che hanno pagato un prezzo troppo alto, e se qualcuno debba proprio lasciare questa vita, sia una persona in età avanzata”.
All’uscita dalla Matrice della bara bianca un commovente applauso dell’enorme folla che lo attendeva ha salutato Diego Lauria, l’infermiere bravo e gentile, che tutta l’Asp di Ragusa rimpiange assieme alla compagna Larissa in un messaggio di cordoglio ai familiari: “Si sono sempre donati agli altri senza badare al tempo, il loro impegno e altruismo non andranno sprecati”. Non dissimili dalle espressioni pronunciate da don Cascone quelle dirette a Larissa Venezia, ai suoi genitori e ai tanti amici e colleghi dal vescovo don Rosario Gisana.
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