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09/12/2022 20:35

Google dovrà concedere diritto a oblio senza azione legale

Google dovrà prendere atto delle spiegazioni esaustive del ricorrente

di Redazione

Google dovrà concedere diritto a oblio senza azione legale
Google dovrà concedere diritto a oblio senza azione legale

Chi ritiene di essere vittima di informazioni inesatte può chiederne la rimozione dal web anche se non ha mai avviato un’azione legale contro chi le ha pubblicate. Deve tuttavia fornire una ragionevole spiegazione sulle info contestate al motore di ricerca, e quest’ultimo dovrà prenderne atto senza – a sua volta – mettere a confronto le due versioni. 

La Corte di giustizia Ue – sentenza nella causa C-460/20/Google – torna ancora una volta sul diritto all’oblio per ridimensionare lo strapotere dell’eterno presente (il motore di ricerca online) e per ribilanciare il diritto d’informazione rispetto a quello non meno importante della reputazione e dell’immagine personali.Il caso deciso dai giudici del Lussemburgo nasce in Germania, dopo che nel 2015 una coppia impegnata in una società di investimento (lui titolare di cinque aziende collegate, lei procuratrice) si era vista criticare il modello di business da un sito americano, con articoli e con immagini a corredo che alludevano a stili di vita un po’ dissoluti.

Dopo il “no” di Google a oscurare le info contestate, in quanto tra l’altro relative a un’attività economica rivolta al pubblico dei risparmiatori – e comunque incurante del fatto che nel frattempo il sito “moralizzatore” era finito nel mirino per condotte asseritamente estorsive nei confronti delle società analizzate – la coppia si era rivolta ai giudici tedeschi, ma sia il tribunale di Colonia sia la corte d’appello locale avevano validato la versione di Google. Solo in ultima istanza la Corte federale di giustizia (equivalente della Cassazione) ha deciso di rimettere al giudice europeo la valutazione sul bilanciamento dei diritti coinvolti in questa disputa.

La Cgue ha in sostanza dato piena ragione alla coppia ricorrente, sia sul diritto a vedere cancellate le info inesatte sul proprio conto, sia sull’oscuramento delle microfoto (thumbnail) indicizzate separatamente (ma sempre riferibili allo stesso “mittente”) che li ritraevano in contesti lussuosi. Secondo la Corte, la deindicizzazione «non è subordinata alla condizione che la questione dell’esattezza del contenuto indicizzato sia stata risolta, almeno provvisoriamente, nel quadro di un’azione legale intentata da detta persona contro il fornitore di tale contenuto», perché basta che il titolare del diritto dia una spiegazione plausibile e apparentemente completa sugli errori delle info pubblicate.