Roma nega il placet per eliminare, dopo l’aspetto organizzativo, pure quello etico della campagna
di Giuseppe Gaetano

Ragusa – Doccia fredda da Roma sull’ipotesi delle isole minori Covid free. Nello Musumeci e l’omologo sardo, Christian Solinas, speravano di allargare addirittura a quelle maggiori il “progetto” di farvi approdare più vaccini e vaccinatori di quanto previsto dal piano. “La Sicilia è una terra a fortissima vocazione turistica, sono migliaia i posti di lavoro nel settore e favorirne un rilancio per l’estate 2021 è per noi prioritario” ribatte il governatore: “Se a Lampedusa sbarcano centinaia di migranti su 7.000 abitanti, perché dobbiamo costringere quella popolazione ad aspettare luglio e settembre quando può essere messa al sicuro in tempi rapidi?”. Perché, dopo aver tanto invocato l’etica della priorità sui “furbetti”, la corsia preferenziale ora richiesta rappresenterebbe una poco etica introduzione di un principio regolatorio di tipo economico in una campagna vaccinale pensata e impostata – per quel poco che lo è stata – secondo criteri di carattere sanitario: esposizione al rischio contagio e vulnerabilità al virus.
Ha più senso allora la motivazione addotta dal sindaco di Lampedusa e Linosa, Totò Martello, che – in risposta alle polemiche suscitate dall’idea a Nord – fa presente che “forse qualcuno non si rende conto di cosa significa ammalarsi di Covid in una piccola isola nella quale non c’è un ospedale, una sala di rianimazione e se hai un problema di salute non chiami l’ambulanza ma l’elicottero”. Forse è per questo che dalla scorsa settimana le dosi immagazzinate nei freezer sono lievitate, arrivando oggi a oltre 213mila e facendo scendere la Sicilia agli ultimi gradini in Italia per percentuali somministrate: si stava facendo scorta in attesa di un segnale di fumo, dal ministro della Sanità Roberto Speranza o dal commissario Francesco Figliuolo, per riversare con gli elicotteri su Egadi ed Eolie il maxi bonus di fiale extra. Ma Palazzo d’Orleans vuole e deve avere le spalle coperte da Palazzo Chigi, perché altrimenti – oltre alle ire dei governatori settentrionali senza atolli – dovrà sorbirsi pure quelle, ragionevoli, dei siciliani che risiedono nell’entroterra, in città d’arte o anche sulle coste. Località ad altrettanta se non maggiore “vocazione turistica”, e ugualmente penalizzate dalle misure anti contagio.
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