Attualità
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05/08/2022 09:17

Jova Beach Party: lavoro nero, ambiente deturpato, Covid e Tg1

Scatta il “Fermo” per 4 aziende e 17 lavoratori, ma gli organizzatori smentiscono

di Redazione

Jova Beach Party: lavoro nero, ambiente deturpato, Covid e Tg1
Jova Beach Party: lavoro nero, ambiente deturpato, Covid e Tg1

 Fermo – Al Tg1, dove in virtù della sua partecipazione gratuita a Sanremo gli passano quasi un servizio al giorno, si sono ben guardati di parlare dei lavoratori nero scoperti al Jova Beach Party. Di party non c’è niente, è solo un classico concerto su un mega palco accanto alla spiaggia: un eco mostro montato a ridosso dei litorali, dove un 55enne senza un pelo o un capello bianco, balla coi nonni Morandi&Co. e “canta” hit ultra commerciali davanti a una spianata di decine di migliaia di giovani che pagano da 60 a 90 euro a testa. Ma questi sono gusti. Di indubbio cattivo gusto sono invece i maxi parcheggi allestiti sulle spiagge, i bagnanti sgomberati e la massa di tonnellate di rifiuti da raccogliere sul litorale alla fine di ogni evento. Non il massimo per un sedicente amico dell’ambiente, che per dare una “ripulita” alla facciata del suo tour ha coinvolto pure il Wwf.

Sorvoliamo sull’effetto Covid sconsiderato anche da altri artisti che quest’estate stanno radunano folle ovunque, dal Circo Massimo al Teatro Greco, per rifarsi del biennio di stop approfittando della voglia di vita e allegria della gente. La legge, e le ragioni dell’economia, glielo consentono. Ma ora c’è pure il lavoro nero. Nella tappa al Lido di Fermo gli uomini dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Ascoli Piceno, assieme ai militari del Nil e al Servizio prevenzione della Asur, hanno effettuato un’ispezione nel cantiere del palco e dell’area concerto nel corso della quale sono state controllate 19 aziende, nessuna delle quali con sede legale nella provincia di Fermo. Sono sempre le stesse che stanno seguendo il Jovanotto, che non impiega manodopera locale.

Dei 55 lavoratori di cui sono state acquisite informazioni, 17 – sia italiani sia stranieri – erano in nero. E parliamo solo di un isolato controllo. Nei confronti delle 4 ditte di facchinaggio per cui lavoravano l’Ispettorato del lavoro ha emesso altrettanti provvedimenti di sospensione dell’attività, con decorrenza immediata. Durante i controlli sono emersi anche elementi per contestare a tre ditte del settore allestimento luci provvedimenti di somministrazione illecita di manodopera; diverse criticità sono state riscontrate inoltre nella vigilanza, in materia di sicurezza. Su queste l’Ispettorato fa sapere che saranno emanati i relativi provvedimenti. Gli organizzatori dell’agenzia Trident ovviamente smentiscono tutto parlando di “inadempienze formali” che sono già state appianate – sostengono – fornendo dei “dati” mancanti. Di chi dobbiamo fidarci?