Roma - Le foto ufficiali che sono state scattate al Papa ieri mattina in una delle salette di Santa Marta dai fotografi del Vaticano mentre riceveva alcuni ospiti, mezz’ora prima che poi venisse portato in auto al Gemelli per un ricovero di alcuni giorni, non lasciano spazio a dubbi sul suo stato complessivo di salute. Volto assai gonfio, occhiaie bluastre, sguardo sofferente. Francesco è provato da una persistente bronchite, ormai cronicizzata, che non accenna a lasciarlo in pace. «I primi esami effettuati dimostrano una infezione alle vie respiratorie. Le sue condizioni cliniche sono discrete e ha un po’ di febbre» ha fatto sapere un bollettino del Vaticano rilasciato nella serata di ieri. Il timore è che quest’infezione possa trasformarsi in polmonite se non presa in tempo.
Per lui si tratta della quarta degenza al policlinico romano. Ogni volta che varca quella soglia ci scherza sopra: «Rieccomi, sono tornato». In passato è stato sottoposto a due complessi interventi all’addome, successivamente i medici lo hanno guarito da una infezione polmonare, oltre ad avere fatto cicliche e normali visite di controllo, come quella della scorsa settimana, proprio per capire se vi fossero infezioni in corso. Stavolta il Papa dovrà restare in ospedale «alcuni giorni», un tempo imprecisato, e nessuno si sbilancia a fare ipotesi sulla durata di questa degenza. Il fatto di lasciare più o meno presto la “sua” stanza al decimo piano solventi dipenderà solo dalla risposta del pontefice ai farmaci e alle cure che i medici hanno studiato apposta per lui. La terapia che ha seguito finora a Santa Marta, a base di cortisone, non ha certamente dato i risultati sperati. Le flebo gli venivano ultimamente somministrate con un ago cannula che veniva tolto quando c’erano ospiti in transito, per non mostrare loro l’immagine di fragilità del pontefice. Le udienze quotidiane tuttavia sono andate avanti regolarmente e non c’è stata una significativa flessione, nemmeno nel carico di lavoro, nonostante le insistenze di tanti medici e dei collaboratori più stretti. Insistevano che doveva rallentare, tirare un po’ i remi in barca, e riposarsi momentaneamente, magari per una settimana o due, per poi riprendere il ritmo. Ma l’ipotesi dello stop il Papa l’ha sempre scartata, mostrandosi piuttosto risoluto, al punto che davanti alla sua ferma opposizione i sottoposti si sono dovuti fare da parte e assecondarlo. Ieri mattina, per esempio, ha visto il cardinale Tagle, poi di seguito il premier slovacco, Robert Fico, il ceo della Cnn, Mark Thompson, e i membri della Fondazione “Gaudium et Spes”. Questi ultimi sono stati ringraziati per essere «motivo di speranza per molte persone che soffrono e sono scoraggiate, e che attraverso le loro opere sentono che Dio le accarezza e le consola in mezzo ai loro dolori».
Naturalmente le visite non sono più come un tempo: si sono fatte più brevi, per lo più si tratta di un saluto limitato, per non indebolire inutilmente il pontefice. «Sono malato, ho una bronchite, abito qui e non posso uscire» ha raccontato lui stesso, lunedì scorso, al rettore della grande moschea di Parigi. Mercoledì, invece, durante l’udienza generale ha evitato la lettura della catechesi affidandola ad un collaboratore, esattamente come era avvenuto domenica scorsa in piazza san Pietro, alla messa per il Giubileo delle Forze Armate. «Mi scuso, ma devo chiedere al maestro (delle Cerimonie, ndr) di leggere per me, ho difficoltà nel respiro». La folla aveva fatto partire un lungo applauso. Si capiva persino da lontano che non stava bene. Due ore al freddo, del resto, sono state oggettivamente un azzardo e avrebbe fatto bene a non uscire dalla sua stanza in quelle condizioni, tanto che, alla fine della celebrazione giubilare, Bergoglio era sfinito. Ha dovuto saltare il baciamano (erano presenti anche i ministri Giorgetti e Crosetto) e rinunciare al giro tra la folla. Un’auto è arrivata sul sagrato, lo ha fatto salire velocemente a bordo, e poi ha imboccato l’Arco delle Campane per riportarlo a Santa Marta.
Ieri al Gemelli, quando si è sparsa la voce che il Papa sarebbe di nuovo stato con loro, i malati, ma pure le infermiere e il personale medico, gli hanno fatto trovare pensieri d’affetto. Probabilmente domenica a mezzogiorno, dalla stanza al decimo piano, si collegherà per la recita dell’Angelus e per la benedizione ai fedeli. Al momento, di sicuro c’è solo la disdetta di tutti gli appuntamenti che ruotavano attorno al Giubileo degli Artisti, organizzato dal cardinale Tolentino per questo fine settimana. Sono così saltate l’udienza nell’Aula Paolo VI, la messa di domenica a San Pietro e la visita a Cinecittà, dove era stato organizzato un programma decisamente spericolato per la salute di un anziano in quelle condizioni: l’incontro con settecento attori, attrici, cantanti e registi sarebbe dovuto avvenire all’aperto, sul set storico dell’antica Roma.