Se c'è il ponte, ci deve essere pure lui
di Irene Savasta

Silvio Berlusconi ci riprova con il “piano per il sud” che comprende il Ponte sullo Stretto e anche il casinò di Taormina. Il regista del centrodestra lo ha dichiarato parlando ad Assolombarda. “Il Ponte sullo Stretto – ha detto l’ex premier e leader di FI -, noi lo avevamo già progettato, avevamo trovato i fondi, fatto l’appalto. Ma poi è arrivata la sinistra e per la paura che diventasse il “Ponte di Silvio”, col ministro Di Pietro ha bloccato tutto pagando anche le penali. No, bisogna assolutamente farlo sennò il costo logistico e il non avere continuità territoriale con l’Italia toglie competitività alle imprese siciliane”.
Poi, ha aggiunto Berlusconi, bisogna fare una “casa da giuoco a Taormina” e un “piano Marshall” per realizzare strade e ferrovie soprattutto in Sicilia. Bene. Questi sono i piani. A parte il fatto che sembrano proprio iperboli di fatti e (e non fatti realizzabili), ci si chiede: è proprio necessario fare il ponte sullo stretto? E’ questa la priorità della Sicilia? Ad ogni elezione, torna l’incubo ponte: sembra ormai diventato uno spauracchio, una minaccia: “guarda che facciamo il ponte!”. Sembra quasi di vederli, con l’indice puntato mentre intimoriscono i bambini prima di mandarli a dormire.
Il ponte. L’eterno ponte sullo stretto di Messina. Nessuno si è per caso chiesto se alla Sicilia, una volta sbarcati dal meraviglioso ponte, servissero magari delle autostrade adeguate? La viabilità interna è roba da mulattiere ma a qualcuno interessa? Forse non interessa perché sistemare tutte le strade sarebbe un lavoro poco visibile per il grande pubblico. A nessuno viene in mente che per costruire questo ponte bisognerebbe praticamente radere al suolo la città di Ganzirri? A nessuno viene in mente che in Italia, Paese in cui i costruttori erano felici perché erano crollate le case in seguito al terremoto nelle Marche, in cui il tasso di corruzione è a livelli altissimi, prima di iniziare un’opera di questo tipo ci si deve pensare due volte?
E torna in mente quello storico personaggio dell’ingegner Cane, interpretato da Fabio De Luigi per la Gialappa’s Band, in cui ci si beffava dell’incompetenza di questi progettisti che a parole avevano già posato anche la prima pietra. Restituiteci almeno lui, se si rifarà il progetto del ponte! Questa campagna elettorale si è contraddistinta per un fattore: chi le ha sparate più grosse. Speriamo finisca presto.
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