di Redazione
Annò a mangiare nel primo dei tre ristoranti di via Montesano, quello cchiù vicino a piazza Bainsizza e ci s’attrovò bene. Pò tornò a la casa e la prima cosa che fici fu di sperimentare il binocolo di Gianni. Che era tanto grosso e pisanti che se lo dovitti appenniri al collo, come facivano l’ammiragli supra alle navi. Stava annanno a taliare dalla finestra della cucina, ma ci ripinsò: dato che ancora non era scuro, capace che qualichiduno dalla casa di fronte s’addunava di lui armato di binocolo.
Meglio la finestra del saloni che dava in via Oslavia. Appena, appuiati i gomiti supra al davanzale, accomenzò a taliare, non accapì assolutamenti nenti di quello che stava videnno. Davanti a lui c’era speci di lastra grigia, uniformi, la cui superfici era tutta granulosa. Vuoi vidiri che non lo sapiva mittiri a foco? Regolò tanticchia le lenti e stavolta, inveci di puntarlo verso il palazzo dall’altra parti di via Oslavia, lo isò verso il cielo. In un attimo ebbi l’impressione che un aceddro grosso gli stava vinenno a sbattiri contro. Allura accapì che prima il binocolo gli aviva ammostrato il muro della casa di davanti, ma era accussì potenti che mittiva in risalto persino la composizione dell’intonaco. L’orientò tanticchia a mano manca e subito s’attrovò dintra a ‘na cammara di mangiari. C’era ‘na signura che stava sparecchianno il tavolo che era stato conzato per dù pirsone. Arriniscì a vidiri macari che avivano vivuto vino rosso. Allura, rassicurato, si livò dalla finestra, addrumò la televisione e si misi a satari da canale a canale, ristanno in media a taliare un programma non cchiù di dieci minuti. Era ‘na cosa che gli piaciva fari, ma se lo potiva permittiri quanno con lui non c’era Livia.
“Ma ti pare modo di guardare la televisione? Una volta scelto un programma, una persona normale guarda quello e basta”.
“E chi ti dice che io sono una persona normale?”.
Era finuta a schifio. Come Dio vosi, finalmentisi feci memezzannotti.
Astutò la televisone, si misi al collo il binocolo, annò in cucina e, senza addrumare le luci, piazzò ‘na seggia davanti alla finestra, allungò un vrazzo e si tirò più vicino il tavolino supra al quali aviva mittuto posacinniri, pacchetto di sigaretti e accendino. Po’ arriflittì che se s’addrumava ‘na sicaretta allo scuro quelli di fronte avrebbiro potuto addunarisinni e accussì allontanò novamenti il tavolino, a scanso di mittirisi a fumari distattamenti. Ora era pronto. Però, a stare assittato, gli faciva mali assà il punto della tistata. Il mascolo e la fimmina del balcuni d’infacci, i dù trentini, avivano ospiti, ‘na coppia di coetani. Erano assittati tutti e quattro torno torno al tavolino supra al quali c’era ‘na buttiglia di whisky, un secchiello di ghiazzo e quattro bicchieri e stavano principianno ‘na partite a carte. Evidentemente i patroni di casa non avrebbiro replicato la pellicola erotica della sira avanti. Macari pirchì tutti erano vistuti formali: i dù omini in giacca e cravatta, le dù fimmine in gonna e cammisetta. Spostanno tanticchia il binocolo a mano manca, si trasiva, attraverso ‘na finestra, dintra a ‘na speci di studio con le pareti cummigliate da scaffali di libri, addritta davanti a uno scaffali c’era un cinquantino con la varba che stava consultanno un libro grosso e pisanti.
Ripassò davanti ai quattro jocatori e taliò dintra la finestra che c’era subito appresso a mano dritta. Le imposte erano aperte, ma la cammara era allo scuro. Isò il binocolo e taliò verso il quinto piano, che era l’ultimo pirchì supra d’iddro c’era sulo ‘na granni terrazza che doviva serviri come stenditojo comune. Macari qua un balcuni centarli e dù finestre allato. Però la vista dell’interno delle cammere era difficoltosa, dato che si vinivano a trovari più in alto rispetto al punto dal quali il commissario taliava.
Solamenti nella cammara di mancina si vidiva luci bastevoli, mentri dal balcuni centrali che era per mità aperto trapelava ‘na luci splapita. La finestra a mano dritta aviva inveci le persiane ‘nserrate. Quanno tornò a taliare i quattro jocatori si addunò che qualichiduno aviva accostato le persiane, ora arrinisciva a vidiri le spalli di un mascolo e il mezzo busto della fimmina ospite. Un gran pezzo di beddra picciotta, biunna, che arridiva in continuazioni. Nella cammara col cinquantino addritta che liggiva un libro la situazione era cangiata. Davanti a lui c’era ‘na picciotta vistuta di ‘nfirmera che gli stava parlanno. Non sarebbi stata ‘na sirata interessanti, meglio annare a corcarsi. Fu allura, e squasi per caso, che vitti a un omo, appuiato alla ringhiera del terrazzo condominiale, che taliava in vascio, verso il balcuni che gli stava sutta a perpendicolo. E si sporgiva tanto che dava la ‘mpressioni che potiva perdiri l’equilibrio e cadiri da un momento all’autro.
Che voliva fari?
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