Economia
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14/02/2013 09:11

Carburanti, in Sicilia 800 pompe da chiudere

Sono inidonei

di Redazione

Pompe di benzina inidonee
Pompe di benzina inidonee

Palermo – «In Sicilia ci sono 800 impianti di distribuzione carburanti (su 2.200) che sono incompatibili». La previsione è di Luciano Parisi, coordinatore regionale di Assopetroli, l’associazione che rappresenta i titolari dell’80% degli impianti dell’Isola. «Molti – continua – non hanno la concessione di suolo pubblico, il self-service, e insistono su luoghi inidonei. Inoltre il decreto nazionale sulle liberalizzazioni prevede minori restrizioni circa il terzo prodotto (gpl, metano) per i nuovi impianti, e basta una dichiarazione di impossibilità di vendita per aggirarlo. La Regione può imporre regole più restrittive, come hanno fatto la Puglia e la Provincia di Bolzano».
Risponde Giuseppe Giudice, dirigente dell’assessorato regionale alle Attività produttive: «Imporre l’obbligo di vendita di gpl o metano distrugge le piccole e le micro imprese e va contro le statuizioni comunitarie. Il decreto regionale in materia prevede che il terzo prodotto si possa imporre solo a determinate condizioni e le domande vengono valutate caso per caso».
«La scrematura – interviene Franco Ferrari Aggradi, presidente nazionale Assopetroli – evita che entrino nuovi operatori che non hanno la forza economica. In Italia abbiamo 24mila punti vendita, con impianti ogni 20 chilometri. Su un costo al consumatore di 1,7 euro al litro, il percorso raffineria-vendita pesa per 12 centesimi, 1,04 euro va in tasse e il resto serve a pagare i costi di acquisto dei prodotti. Tra gennaio 2011 e gennaio 2013 tasse e costi sono saliti, la retribuzione della filiera è scesa di 6 cent e gli investimenti sono fermi. Serve una razionalizzazione: bisognerebbe chiudere 6mila impianti a livello nazionale». «C’è stata – sottolinea Parisi – una contrazione delle vendite, ogni stazione di servizio siciliana eroga 900mila litri l’anno, contro una media nazionale di 1,3 milioni. Inoltre i singoli produttori non possono comprare i prodotti petroliferi e portarli in Sicilia perchè mancano i depositi costieri. Quindi si prendono a costi maggiorati dalle grosse compagnie». Tra tanti problemi, una soluzione arriva dal decreto liberalizzazioni, che apre a nuove forme di contratto tra i proprietari e i gestori. «Si va verso – afferma Ferrari Aggradi – una tipizzazione sul modello europeo basato sul contratto di commissionaria».