Accanto, una corda e un cubo di cemento: l’ombra di Messina Denaro, o di un'altra messinscena
di Redazione

Palermo – Il Ris stanno provando a estrarre il dna dalle ossa riemerse dalla Diga Garcia, per confrontarlo con quello degli imprenditori Stefano e Antonio Maiorana, scomparsi nel 2007. La notizia è uscita fuori dalla Direzione distrettuale antimafia solo in questi giorni. A metà dicembre il livello dell’acqua si è abbassato facendo emergere, un ammasso di ossa: due cadaveri che, secondo gli inquirenti, potrebbero essere ciò che resta di apdre e figlio.
Proprio a dicembre, la procura aveva presentato una nuova richiesta di archiviazione dell’inchiesta che aveva ipotizzato responsabilità e movente: il ricatto di Maiorana padre all’ormai deceduto socio Francesco Paolo Alamia. Un filmino a luci rosse in cambio delle quote di due società edili a Isola delle Femmine. L’inchiesta coinvolgeva anche il costruttore Giuseppe Di Maggio – figlio del boss di Torretta, Lorenzo – ma è sempre rimasta ferma alle ipotesi senza prove decisive. La Smart rintracciata nel parcheggio dell’aeroporto Falcone e Borsellino fu una messinscena per simulare un loro allontanamento. Come potrebbe esserlo la corda e il cubo di cemento lasciati accanto ai due corpi riaffiorati dopo 14 anni. Vicino sono stati trovati anche i brandelli di una maglietta e un pezzo di scarpa. Avevano detto agli operai del loro cantiere che sarebbero ritornati a breve: nessuno più li ha visti da allora.
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