Cronaca Palermo

Muore in attesa di un intervento per 17 giorni, parla la figlia: "Papà stava bene"

Il paziente morto a Villa Sofia, la figlia: «Arrivato per una frattura, prima del ricovero stava bene»

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/08-01-2025/muore-in-attesa-di-un-intervento-per-17-giorni-parla-la-figlia-papa-stava-bene-500.jpg Muore in attesa di un intervento per 17 giorni, parla la figlia: "Papà stava bene"


 Palermo - «Mio padre Giuseppe Barbaro è arrivato al pronto soccorso di Villa Sofia con la frattura alla spalla che si era provocato cadendo in casa il 21 dicembre. Fino al 24 è rimasto al pronto soccorso in una lettiga, in corridoio. La frattura veniva semplicemente fasciata e immobilizzata con indicazione di necessità di riduzione chirurgica da programmare “appena possibile”. Godeva di buona salute e non soffriva di altre patologie». 

A raccontarlo è la figlia del paziente morto in ospedale, a Palermo, dopo 17 giorni d’attesa per un intervento chirurgico. «Ci è stato detto che non c’era posto in ortopedia e solo il 24 è stato portato in reparto. I medici ci hanno riferito che c’era un turno e che presto sarebbe stato operato. Durante i giorni antecedenti al trasferimento in reparto abbiamo più volte fatto notare che mio padre non poteva alimentarsi autonomamente per via della fasciatura alla parte superiore sinistra del corpo - aggiunge la figlia -. Gli infermieri rispondevano che lo avevano in carico come “autonomo” e quindi non potevano far nulla. Sia il 22 che il 28 già manifestava segni di dissociazione e confusione mentale. Mi ha chiamato dicendo di essere legato al letto e il giorno dopo ho visto che era bloccato con fasce di plastica alle caviglie e al braccio destro. Solo quando ho protestato veniva finalmente slegato». 

«Mi sono accorta - conclude - che aveva la febbre e solo allora gli è stato somministrato del paracetamolo. Il 30 dicembre l’alimentazione attraverso la flebo. Intanto il valore di sodio saliva fino a raggiungere 178. I medici ci hanno comunicato l’esistenza di diversi focolai pneumologici, segni di polmonite bilaterale. Il 3 gennaio mi hanno detto che non si riuscivano a far rientrare i valori del sodio e che era lecito aspettarsi un esito infausto. Nonostante questo mio padre non è stato trasferito in terapia intensiva ed è morto il 6 gennaio. La comunicazione mi è stata data da un sanitario che m’ha detto di essere appena arrivato da Napoli». Intanto, la procura ha disposto l’autopsia.


© Riproduzione riservata