Palermo - Pensieri e parole di un boss latitante. Ma anche fotografie, come quelle scattate all'Arena di Verona, da anonimo turista con gli occhiali da sole. Matteo Messina Denaro li ha raccolti fra il 2003 e il 2019 in due diari che per lui avevano un valore speciale. “Da consegnare a Lorenza nelle sue proprie mani quando le si riconoscerà una maturità intellettiva e avulsa dal condizionamento di terze persone”, scriveva il padrino il 7 giugno 2014. In calce: “Per mio volere. M.M.D.”.
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I carabinieri del Ros hanno trovato i quaderni durante una perquisizione subito dopo l’arresto del gennaio 2023. Uno dei quaderni gli era stato regalato dalla maestra Laura Bonafede (tra i suoi soprannomi c’era anche “blu”) e dalla figlia, Martina Gentile, nel 2013 con tanto di dedica: “per te e i tuoi pensieri… da me e Tan. (il nome in codice che Messina Denaro aveva dato a Martina ndr).
I quaderni, con la copertina che ritrae due quadri di Vincent van Gogh (“il mio pittore preferito”), sono il lascito ‘morale’ di un padre sanguinario alla figlia Lorenza. Se c’è anche una eredità materiale è presto per dirlo. Le indagini sui fiancheggiatori e sul patrimonio di Messina Denaro sono ancora in corso. I rapporti fra i due sono stati complicati e turbolenti per anni. Amore e odio, ma alla fine la figlia ha deciso di abbandonare il cognome della madre, Alagna, per diventare una Messina Denaro.
“Se dovessi uniformarmi alla mia forma mentis dovrei bruciare ora questo libricino ma ho una figlia e devo tenerlo in considerazione “, scriveva il padrino. “Anni fa avevo deciso di scrivere una lettera a mia figlia, le volevo raccontare la mia vita, solo io potevo dire la verità sulla mia vita nuda e cruda… ad un tratto però cambiarono i rapporti fra me e lei non sentì più il desiderio di parlarle e raccontarle di me… e così bruciai la lettera”. Poi il capomafia ha cambiato idea: “Mi rimane oggi questo libricino che ha assunto contenuto da diario proprio a causa di mia figlia, è stata lei, suo malgrado, a trasformarlo in una sorta di dialogo da me a lei, ho cercato di fissare le mie sensazioni dopo che la nostre storie si sono separate.
Nei diari trovano posto anche altre figure care al boss stragista. Ad esempio il padre, verso cui mostrava una venerazione. “Senza le sue lezioni non sarei mai sopravvissuto”, annotava nel 2013.
“Mi dispiace”, scriveva alla madre Lorenza Santangelo, morta all’età di 88 anni. Si definiva infelice per “non averti più rivista” e addolorato “che tu non abbia più visto me”. In una sorta di lettera di addio rivolta alla donna, e datata 2019, Messina Denaro usava gli aggettivi “atroce” e “terribile” per descrivere “la sofferenza” di “una mamma” che “non può vedere più il proprio figlio”.
Mentre gli davano la caccia se ne andava in giro come un uomo qualunque, usando una delle tante identità su cui ancora si indaga. In alcune pagine dei diari sono allegate delle fotografie scattate nel maggio 2006 davanti all’arena di Verona. Ci teneva a mostrare di avere un volto diverso rispetto a quello tracciato negli identikit delle forze dell’ordine “dove sembrava avessi 86 anni e 5 mesi”. Perché era stato in Veneto? Da turista o c’erano degli affari in corso?