Il segreto di Milva risiedeva nella capacità di essere elegante, sofisticata e popolare, con naturalezza
di Redazione

Esiste un tono, una cifra, un gusto che permette a chi per talento o per studio ha raggiunto vette elevatissime, di essere rintracciabile da chiunque, fra la folla indistinta.
Così Milva era Milva. Inconfondibile, non perché i capelli rosso rame la rendessero identitaria, trucco usato oggi da chi adotta un look per diventare qualcuno, ma perché il suo porgere elegante, colto, raffinato la rendeva quella cosa lì.
Milva è stata in grado di cantar Libertango a fianco di Astor Piazzolla, e di catturare, catturata, Giorgio Strehler, diventando la maggiore interprete mondiale delle poesie e canzoni di Bertold Brecht.
Milva ha interiorizzato la lezione di Edith Piaf e ha elevato le canzoni di Franco Battiato in liriche potenti, grazie alla sua voce da contralto ruvida e piena. Dai canti della Resistenza al Festival di Sanremo, Milva ha svariato dall’apollineo al dionisiaco, passando con disinvoltura dall’armonia all’ebbrezza.
Si diceva del tono che permette la riconoscibilità. Qual è stata la frequenza sonora di Milva, l’enigma, la cifra? Il suo segreto risiedeva nella capacità di essere elegante, sofisticata e popolare, con naturalezza.
E allora, oggi che la piangiamo, ci piace ricordarla così, con una canzone che la cantante di Fado portoghese Amália Rodrigues portò al successo, É ou não é?, e che Milva tradusse nella famosissima La Filanda. Semplice, popolare, divertente.
© Riproduzione riservata