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Scorsese voleva "essere Bertolucci"

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Roma - "Ho visto Bernardo Bertolucci, alla presentazione di \'Prima della Rivoluzione\'. Avevo ventitrè anni, ed ero lì che lo guardavo come una divinità. Un po\' fu per ambizione che pensai \'io voglio essere lui\'. Ma più di tutto, a sopraffarmi, fu la bellezza del suo film. E ci ho provato, e ci ho riprovato, e ci sono voluti anni, mi ha ispirato molto anche \'Accattone\' (di Pier Paolo Pasolini, ndr), ma l\'impulso a creare - che c\'è sempre stato - è venuto da quel film".

La casa (di Roma)

Martin Scorsese racconta la sua storia, e quella dei suoi film, che poi in fondo sono la stessa storia. E lo fa secondo il linguaggio che conosce meglio: invitando al cinema la città che del suo cinema, in qualche modo, è stata ispiratrice: nella Casa del Cinema di Roma, che gli ha dato "Carta Bianca" per costruire un itinerario di cinematografia.

Un viaggio che porterà alla proiezione del nuovo film del gigante del cinema americano, in chiusura della retrospettiva. 

Lo dirà spesso, che i grandi film in questa retrospettiva romana ci sono, ma non sono necessariamente i suoi: "Quando ti ho dato le coppie di titoli non l\'ho fatto perché tu pensassi che uno fosse buono come l\'altro: perché \'Night of the Hunter\' (in italiano \'La morte corre sul fiume\', di Charles Laughton, ndr) è un capolavoro irraggiungibile. Il mio \'Cape Fear\' (\'Il promontorio della paura\', ndr) è stato il tentativo di entrare nel genere thriller, horror. E\' solo per questo che li ho accostati".

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Ma non sempre la connessione è lineare: il più delle volte, confessa il regista "li ho scelti perché volevo che veniste a vederli". E\' un invito al cinema, dunque, per tutta Roma, da Martin Scorsese. Invito accettato: libri aperti e teli stesi, , sull\'erba dell\'arena di Villa Borghese dedicata a Ettore Scola, gremita di ammiratori già dal pomeriggio. Pazienti, ma non tanto da risparmiare buu e fischi all\'annuncio dei nomi del sindaco Gualtieri e del presidente della Regione Rocca che differivano il rendez vous con il regista: fischi sciolti in applausi quando Gualtieri ha detto alla folla "Tranquilli, so che non siete qui per noi, saremo brevi..".

Sullo schermo, nella maratona pensata da Scorsese per il pubblico italiano (romano prima, e poi bolognese) tanta Italia, e non per dovere d\'ospitalità. \'Il colore dei soldi\' (\'The color of money\') viaggia insieme a 

Valori che Scorsese definisce "vivi", e attuali dopo la seconda guerra mondiale cosi\' come oggi: "a metà tra realismo e spiritualità".

L\'incontro con Fellini

Gioca, Scorsese, nonostante l\'età o forse proprio in virtù dei suoi anni, sullo spirito e su Roma, negli stessi giorni in cui, riportano le cronache, ha . Roma, certo, e poi i ricordi. "Ho incontrato Federico Fellini la prima volta a Sorrento - racconta - poi venni a trovarlo a Roma. \'Maestro\', gli dissi, \'ho tenuto la Cappella Sistina e lei come ultimi appuntamenti in questi miei giorni a Roma\'. E qualcuno nella stanza gli disse: \'Federico, sei diventato un vecchio monumento noioso\'". "Lui mi diede un suo disegno - continua - dicendo \'questo è un gran casino. Sai cos\'è un casino?\', e poi 

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Autobiografico nella trama e nel ricordo: "l\'improvvisazione - racconta ancora divertito e divertente - è stata . Lui voleva farmi vedere che conosceva quei quartieri, che sapeva cavarsela nonostante tutti i suoi debiti, e che conosceva il linguaggio di quelle strade, appunto cattive di New York.

Riuscì talmente bene, nell\'improvvisazione, che alla prima del film, al New York Film Festival, i giornalisti andarono dai miei genitori a chiedere cosa pensassero del film, e mia madre rispose \'voglio che sappiate che nessuno in casa nostra usa \'". Era il 1973, Martin era uno studente della New York University che aveva preso a girare film. Quella che viene dopo è storia. 

Amelia Cartia, Agi
 


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