Massimo d'Alema consulente di una cordata tra un fondo del Paese del Golfo e investitori italiani, che si è fatta avanti per acquisire la raffineria di proprietà di Lukoil
di Redazione

Milano – L’ex Premier ed ex Ministro degli esteri Massimo d’Alema è il mediatore fra Governo Meloni e una seconda cordata che contende al fondo Usa Crossbridge l’acquisto della raffineria Lukoil di Priolo.
Ha come perno l’uomo d’affari qatarino Ghanim Bin Saad Al Saad, a fianco di investitori italiani, ed è stata presentata al governo da un team di consulenti di cui è parte Massimo D’Alema.
Da 10 anni D’Alema non è più parlamentare, e da cinque lavora come consulente, in proprio con la Dl & M e per il colosso Usa Ernst & Young. La notizia, confermata da alcuni dei soggetti coinvolti nel dossier anche se nessuno si espone per ragioni di riservatezza, arriva poco dopo il decreto del 1° dicembre, con cui il governo sta provando a salvaguardare la continuità operativa della più strategica raffineria italiana. Le cinque pagine del provvedimento mirano, oltre che ad evitare la chiusura dell’impianto, a renderne possibile il passaggio in mani secondo l’esecutivo più sicure rispetto a quelle di Lukoil.
Il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso e quello dell’economia, Giancarlo Giorgetti, hanno parlato di possibile nazionalizzazione per l’impianto, che dà lavoro a 10 mila persone considenrando anche l’indotto.
C’è un primo negoziato, intavolato da settimane, tra la stessa Lukoil e il fondo statunitense Crossbridge. Nei giorni scorsi una deputazione degli sfidanti – già ammessi da Isab nella “data room” contabile – comprendente investitori qatarini, D’Alema e altri consulenti strategici e legali, ha visto a Roma il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia), che con Urso e Giorgetti si occupa del caso Priolo. Fratin non ha voluto commentare, ma da più fonti risulta che da giorni la sfilata dei potenziali compratori a Roma sia in corso, e numerosa.
© Riproduzione riservata