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Reddito cittadinanza, due trucchi per averlo pure con l'Isee alto

Fatta la legge, trovato l’inganno: ecco un paio di marchingegni

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 Roma - Ci sono almeno due trucchi per ottenere il reddito di cittadinanza pure con un Isee superiore al limite fissato - attualmente non superiore a 6.000 euro, che diventano 9.360 per chi vive in affitto - a cui hanno già fatto ricorso diversi italiani, stando alle sentenze dei tribunali e agli accertamenti della Finanza. Ne parla una recente inchiesta del sito di consulenza legale Laleggepertutti. Il primo trucco è stato recentemente scoperto dal tribunale di Crotone: in questo caso era in gioco la pensione sociale, ma l’espediente si presta a qualunque provvigione.

Stiamo parlando della finta separazione consensuale, con rinuncia al mantenimento, che può permettere a moglie e/o marito di avere un Isee più basso formando nucleo familiare a sé. Magari fissando una residenza diversa, per rendere più credibile l'imbroglio. Nel caso succitato però, i giudici hanno ritenuto che rinunciare agli alimenti dall’ex, pur versando in difficoltà economica, fosse una prova sufficiente dell'intento elusivo. La coppia l'aveva fatta troppo sporca: perché mai abdicarvi, dinanzi a un disagio tale da dover ricorrere all'assistenza dell’Inps?

Anche il secondo trucco per ottenere a scrocco l'rdc è rodato, ma più difficilmente contrastabile: si tratta di ridurre la giacenza media annua del conto corrente, che incide sul reddito familiare e dunque sull'Isee. Tocca prosciugare i risparmi facendosi rilasciare dalla banca un assegno circolare, a fronte del prelievo, intestato a un’altra persona ma custodito dal richiedente. E delle somme non c’è più traccia. Il denaro è custodito dalla banca come un conto separato non intestato e l’assegno può essere revocato dallo stesso richiedente prima di tre anni.

Questi sono i "trucchi" a cui spesso ricorrono i cosidetti "furbetti" e che, è scontato dirlo, invitiamo a non seguire togliendo il sostegno a chi ne ha reale diritto. Il nostro Fino a qualche mese fa chi percepiva il reddito pur non avendone i requisiti doveva restituire il malloppo allo Stato, oggi non più se viene acclarata una situazione di difficoltà economica: è il frutto di una recente riforma che impedisce il recupero delle cifre versate nei confronti di chi, pur non avendone diritto, può comunque ritenersi sostanzialmente “povero” in base ai parametri Istat.


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