Parigi - Se n’è andato l’ultimo mito del cinema europeo, il protagonista di film indimenticabili come Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo, La Piscina, Borsalino, la star-icona dal fascino tenebroso che aveva fatto innamorare uomini e donne, da Luchino Visconti a Romy Schneider, amico-rivale di Jean-Paul Belmondo, protagonista e provocatore, padrone della scena fino all’ultimo. Alain Delon è morto a 88 anni nella sua grande casa nella tenuta di Douchy, nella Valle della Loira, dopo aver organizzato nei dettagli la sua morte: «Se entro in coma stacca la spina», aveva chiesto al primogenito Anthony, nato dal matrimonio con Nathalie Bartélemy e a lui legato da un rapporto tormentato. Qualche anno fa Delon aveva mostrato ai fotografi della rivista ”Paris Match” la camera ardente che si era fatto allestire in anticipo nella sua villa, accanto alla cappella privata annunciando: «Sarò sepolto sotto l’altare».
Sono stati i tre figli Anthony, Annousckha e Alain-Fabien insieme con Loubo, l’adorato cane dell’attore, a dare la notizia della morte di Delon all’agenzia France Presse: «Alain Fabien, Anouchka, Anthony, oltre che il suo cane Loubo, hanno l'immensa pena di annunciare la dipartita di loro padre - si legge nel comunicato - Si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, con accanto i suoi figli e i suoi familiari... La famiglia vi chiede di rispettare la propria intimità in questo momento di lutto estremamente doloroso».
Alain era da tempo malato e gli ultimi mesi sono stati funestati da una dolorosa disputa proprio tra i tre figli a colpi di denunce, esposti, interviste ai media: la badante giapponese Hiromi che aveva preso un posto anche nel cuore dell’attore era stata allontanata tra le polemiche dai tre eredi e ora l’attore viveva con Alain-Fabien. Una sola moglie, Nathalie, e due grandi amori rispettivamente con Romy Schneider e Mireille Darc, uomo di destra che tuttavia detestava Donald Trump («è un idiota») e criticava Emmanuel Macron («troppo giovane per fare il presidente»), l’attore si era ripreso dall’ictus che l’aveva colpito nel 2019. Ma un tumore lo ha piano piano consumato. Continuava a vivere con gli amati cani a Douchy (nel giardino della villa ce n’erano 50 sepolti) e, dopo la rottura con la modella Rosalie Van Bremen che gli aveva dato i due figli più giovani Annouschka e Alain-Fabien (il quarto, Christian Aaron Boulogne, mai riconosciuto e scomparso nel 2023, sarebbe nato dalla relazione con la cantante tedesca Nico), era ufficialmente single da una decina d’anno. L’ultima sua uscita pubblica risale a maggio 2019 quando, al Festival di Cannes, aveva ricevuto la Palma d’oro alla carriera: «La cosa più difficile del mio mestiere», disse tra le lacrime, «è durare nel tempo, e io sono durato. Dopo questo riconoscimento posso morire».
Nato l’8 novembre 1935 a Sceaux, abbandonato bambino dal padre, infanzia sbandata trascorsa tra la madre e una famiglia adottiva, indole ribelle e nessuna voglia di studiare, dopo il primo lavoro da salumiere il giovanissimo Alain si arruolò nell’esercito e andò a combattere in Indocina. Non avrebbe mai perdonato ai genitori di averlo fatto partite a 17 anni. Il cinema entra nella sua vita grazie al regista Marc Allegret che nel 1957 gli offre di girare il film Fatti bella e taci. Non si fermerà più. Delitto in pieno sole, Rocco e i suoi fratelli di Visconti, Il tulipano nero, Frank Costello faccia d’angelo, Borsalino, Zorro, La prima notte di quiete sono le tappe della sua lunga carriera che comprende anche due regie (Per la pelle di un poliziotto, Braccato) si sarebbe interrotta nel 2008, quando l’attore interpreta Giulio Cesare in Asterix alle Olimpiadi.