Anche i sanitari suggestionati dalle fake news, e gli italiani non ne sono “immuni”
di Redazione

Berlino – In Germania migliaia di persone, inclusi medici e infermieri, stanno saltando l’appuntamento o rifiutano di prenotarsi per ricevere il vaccino Astrazeneca, preferendo saltare il turno per ricevere – quando sarà – quello Pfizer o Moderna. Lo raccontano non solo i media tedeschi, ma anche il New York Times: a due settimane dall’arrivo di quasi un milione e mezzo di dosi, non ne sono state somministrate neanche 271mila secondo i dati raccolti dall’autorità sanitaria pubblica, l’Istituto Robert Koch. Un no provocato dalla narrazione scorretta promulgata dalle stesse testate locali che ora danno notizia di questo rifiuto, irrazionale e immotivato visto che da mesi Astrazeneca è somministrato con eccellenti risultati in un’infinità di nazioni, anche extra Ue, e l’intera comunità scientifica internazionale lo considera efficace ed innocuo.
Molti media però, inclusi alcuni italiani, hanno presentato finora questo vaccino come “di serie B” rispetto agli altri, che garantirebbero più efficacia e minori effetti collaterali solo sulla carta: al 95% anziché tra il 60 e il 90% con cui sono state recentemente rivalutate di recente le boccette della casa britannico-tedesca, che è sempre meglio di protezione zero. I dati clinici dimostrano, inoltre, che anche dopo una sola dose è in grado di ridurre comunque il rischio di ricovero del 94%: il messaggio però non viene recepito e metabolizzato quanto l’allarme provocato da pochi, isolati, casi di reazione avversa, per altro mai con conseguenze gravi. Eppure nell’evoluta Germania, a causa delle resistenze, la campagna sta subendo un forte ritardo.
Il problema non è solo AstraZeneca: secondo un sondaggio della Fondazione Bertelsmann, un terzo dei tedeschi afferma che non si vaccinerà mai indipendentemente dal siero. Anche in varie regioni italiane la somministrazione del vaccino Astrazeneca è in ritardo, le forniture sono iniziate il 9 febbraio, quasi tre settimane fa, ma al momento ne è stata iniettata solo una minima parte: circa 200mila, il 19% del milione e passa consegnato da allora all’Italia. Mentre Pfzer e Moderna hanno proseguito in maniera piu’ o meno stabile. Alcuni governatori hanno attribuito i ritardi della campagna vaccinale ai tagli annunciati e al subentrato innalzamento della soglia d’età a 65 anni: speriamo sia davvero così e che ora partano in quinta, e che sottotraccia non sia in corso un’assurda psicosi anche nel nostro Paese.
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