Giudiziaria Catania

Bambino abbandonato a Ragusa è ancora con mamma affidataria

Miele è ancora con i genitori affidatari, salta la “riconsegna” alla madre naturale: «Siamo in tre, grazie»

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/02-02-2024/bambino-abbandonato-a-ragusa-e-ancora-con-mamma-affidataria-500.jpg Bambino abbandonato a Ragusa è ancora con mamma affidataria


Catania - "Siamo qui, siamo a casa, siamo in tre, siamo grati".
Non una parola fuori dalle righe dalla famiglia affidataria di Miele in attesa della decisione del Tribunale dei minori che per la fine di gennaio aveva decretato la riconsegna del piccolo alla madre biologica e oggi ha avviato un’ulteriore attività istruttoria. E’ un’altra pausa per la vita di Miele. Partorito in una casa di Modica il 4 novembre del 2020 venne consegnato dalla madre al padre naturale che finse di trovarlo vicino ai cassonetti dei rifiuti di via Saragat a Ragusa.

Il resto è un susseguirsi di fatti di cronaca che continuano a vedere protagonista una donna che legittimata dalla legge a non tenere il figlio, decide invece di riaverlo a tutti i costi nonostante Miele, a tre anni compiuti, viva nell’unica famiglia che abbia mai conosciuto. Nell’ambito della vicenda giudiziaria, il padre naturale è stato condannato a due anni di pena per abbandono di minore e privato della responsabilità genitoriale. L’uomo, difeso dall’avvocato Michele Sbezzi, ha fatto ricorso in Appello e comparirà davanti ai giudici il 5 aprile. La madre naturale sarà invece processata nell’udienza del prossimo 9 febbraio per abbandono di minore in concorso. 

Ma i guai con la giustizia della donna non finiscono qui. Infatti quale ex portalettere licenziata dalle Poste, è sotto processo davanti al giudice monocratico di Ragusa con l’accusa di avere buttato a Modica due sacchi di posta invece di consegnarla ai destinatari di due zone di sua pertinenza: frazione di San Giacomo e il Comune di Giarratana. I fatti risalgono al 16 giugno del 2021 quando un operatore ecologico segnalò il ritrovamento di due sacchi colmi di corrispondenza tra cui lettere aperte e indirizzate proprio alla postina. La soppressione della posta è un reato e come tale venne denunciato ai carabinieri. Risalire alla postina non fu difficile. Alcuni giorni fa la prima udienza a cui l’imputata, rappresentata dall’avvocato Angelo Iemmolo, non si è presentata. Sentiti i primi due testimoni, l’8 aprile si tornerà in aula per nuove escussioni. 

A guardare lo scenario familiare, si fa per dire, che aspetterebbe di accogliere il piccolo Miele non sembra esserci un contesto sereno. Lui, ignaro dello strano mondo che gli ruota attorno, ha trascorso con mamma e papà il Natale con nonni, zie e cugini. Ora ha ripreso la sua piccola vita scandita dall’asilo, dai giochi con papà e dalle favole di mamma. Non sa di avere rischiato di morire né di essere rinato tra le braccia di medici e infermieri prima e della sua mamma di cuore dieci giorni dopo.

Non sa che un cavillo legale potrebbe farlo sprofondare in un baratro se non addirittura ucciderlo, come sostiene la psicoterapia. Non sa quanta gente dentro e fuori le aule dei Tribunali, in Parlamento, in piazza e sui social, sta lottando perché parole, giustizia e preghiere marcino nella stessa direzione. Perché al bivio c’è, da un lato, la vita serena con un papà e una mamma che lo hanno amato e cresciuto per scelta; dall’altro il destino aggrovigliato di una donna con due figli, diventata madre per la terza volta per caso e senza volerlo e con vicende che dal lavoro alla vita privata indicano una fragilità economica e psicologica che gridano aiuto.

Lei quel bambino lo avrebbe abortito se si fosse accorta in tempo utile della gravidanza e sperava che mai sarebbe nato. Perché non volere essere madre e consegnare un figlio a chi madre vuole essere, è umano. Tutto il resto, no. E forse quando le donne potranno finalmente non vergognarsi della loro scelta, sia l’aborto o l’adozione, nessun neonato finirà più nella spazzatura né sarà costretto a tornare nella famiglia che non c’è.


© Riproduzione riservata