Ragusa - I giudici della Corte dei conti presieduti da Anna Luisa Carra hanno condannato Giorgio Distefano rappresentate della società Ibla gli Archi di Ragusa al pagamento di 627 mila euro di contributi pubblici alla Regione Siciliana ottenuti per un programma di investimenti per la creazione di un ristorante con cucina tipica regionale.
Secondo la procura della Corte dei Conti, diretta da Pino Zingale, “l’attività non sarebbe mai stata iniziata – si legge nella sentenza – e le assunzioni dei lavoratori dichiarate dall’imprenditore erano fittizie”. Sulla vicenda le indagini sono state condotte dalla guardia di finanza.
L’imprenditore Distefano nella memoria difensiva eccepiva l’avvenuta prescrizione dell’azione erariale. Il danno si sarebbe verificato nel 2009 con l’accredito dei contributi sul conto corrente mentre l’invito dei giudici contabili risale al 2022. “La difesa esclude – si legge nella sentenza – la sussistenza del danno, evidenziando che Distefano ha realmente avviato l’attività di ristorazione oggetto di finanziamento, arrivando persino ad occupare un numero di dipendenti di gran lunga superiore a quello minimo previsto dalla normativa di riferimento; rileva che il Durc della società è assolutamente regolare. Inoltre, evidenzia che nessun soggetto ha mai vantato il diritto al finanziamento in vece delle resistenti, con ogni conseguenza, anche sotto tale aspetto, in termini di assenza di danno erariale”.
Secondo i giudici il danno non è prescritto “e le prove raccolte nell’ambito delle indagini espletate dalla guardia di finanza di Ragusa lasciano emergere che i soggetti che il Distefano dichiarava di avere assunto non avevano lavorato presso il ristorante e che tale attività non era stata neppure avviata e non era operante nel 2012, anno di esercizio a regime dichiarato – si legge nella sentenza – tali soggetti erano addirittura ignari dell’assunzione fittizia. Come una donna che ha dichiarato di essere stata assunta con qualifica di impiegata amministrativa dal 31 agosto del 2012 dichiara di non avere svolto un solo giorno di lavoro alle dipendenze della ditta, precisando altresì che era stata contattata dal Distefano a metà del 2012 con la proposta di un posto di lavoro presso l’albergo Torre dell’Orologio e non dunque in relazione al ristorante”. I giudici in questa vicenda bacchettano anche gli organi di controllo. Deve certo stigmatizzarsi l'eccessivo protrarsi di tali indagini (comunque complesse) e, prima ancora, la scarsa diligenza sia dell’istituto convenzionato (per la genericità della segnalazione), sia dei funzionari regionali dell’Assessorato del Turismo, i quali, informati dell’incompletezza della documentazione, avrebbero dovuto immediatamente avviare gli approfondimenti del caso”.