Il Pm Carmelo Petralia è stato procuratore capo a Ragusa
di Redazione


Messina – Il gip di Messina ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura per i due ex sostituti procuratori di Caltanissetta Annamaria Palma (oggi avvocato generale a Palermo) e Carmelo Petralia (procuratore aggiunto a Catania) indagati per calunnia aggravata. L’accusa iniziale era pesante, aver costruito ad arte il falso pentito Vincenzo Scarantino, assieme all’ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, deceduto nel 2002. Attualmente, ci sono tre poliziotti sotto processo al tribunale di Caltanissetta: il funzionario Mario Bò, l’ex capo del gruppo d’indagine Falcone Borsellino, e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Anche loro imputati per calunnia aggravata.
L’inchiesta di Messina era nata due anni fa, dopo che la procura di Caltanissetta aveva trasmesso la sentenza “Borsellino quater”, l’ultimo troncone del processo per la strage di via d’Amelio. Il pool coordinato dal procuratore di Messina Maurizio de Lucia ha riascoltato il falso pentito Scarantino e ripercorso tutti i passaggi di questa vicenda drammatica, che ha tenuto lontana la verità per tanti, troppi anni, fino a quando nel 2008 il pentito Gaspare Spatuzza ha fatto riaprire il caso: era stato lui, e non Scarantino, a rubare la Fiat 126 poi trasformata in autobomba. E undici condannati sono stati scagionati.
Ora, la giudice delle indagini preliminari Simona Finocchiaro ha accolto le argomentazioni della procura rigettando le opposizioni presentate dagli avvocati Giuseppe Scozzola e Rosalba Di Gregorio per le “parti offese” Gaetano Scotto, Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana e Cosimo Vernengo, accusati ingiustamente della strage dal falso pentito Scarantino. Per i pm, non c’è l’evidenza di fatti di reato commessi dai due magistrati. Anche perché Scarantino, davanti ai magistrati di Messina, ha poi ritrattato ancora una volta, non confermando le accuse che aveva fatto a Caltanissetta. Il depistaggio attorno alla strage di via D’Amelio è destinato a restare un altro mistero italiano.
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