Lettere in redazione Modica

Ho un infortunio in itinere mentre vado a lavoro. Invalida e licenziata, sono abbadonata a me stessa

Riceviamo e pubblichiamo

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Modica - Buongiorno Ragusanews,
sono una ragazza di 35 anni.
Mi chiamo Deborah e vivo a Modica. Nel Gennaio del 2023, ho avuto un grave infortunio in itinere, mentre a bordo della mia Fiat 600 ho avuto un incidente stradale autonomo.

Vengo trasportata subito nell'ospedale ddi Modica, entro in codice rosso. La mia situazione appare subito molto grave per la mia mano destra (preciso che sono destrimano), precisamente per il mio terzo, quarto e quinto dito (tendini estensori).

Data la gravità i medici decidono di trasportarmi immediatamente all'ospedale Cannizzaro di Catania.
I Dottori da subito mi dicono che forse dovranno amputarmi le dita interessate.
Dopo circa 8 giorni di ricovero provano comunque ad operare le dita, che erano completamente a brandelli, e riescono a salvarle, rimanendo comunque con un grave deficit funzionale e forti dolori articolari, che mi accompagnano tutt'oggi a distanza di due anni.
Comincia così il mio lungo calvario contro l'Inail. Dopo circa sette mesi dall'infortunio, di viaggi in ospedale, di tanti cicli di fisioterapia, l'Inail quantifica il danno biologico al 9%. Stabilendo che sarei potuta rientrare immediatamente al lavoro. Preciso che io sono un ex bracciante agricola, lavoro che svolgevo da circa 15 anni. Mi occupavo di innesti di piantine. Un lavoro che richiedeva forza, manualità e l'uso delle dita nello specifico.

Eseguo dunque la visita dal medico del lavoro della mia azienda, che mi ritiene subito non idonea permanentemente. L'azienda per cui lavoro mi licenzia.
A Settembre del 2023 presento subito opposizione all'Inail, tramite sindacati, presso la sede di Ragusa.
Il medico legale dei sindacati però alla visita mi fa perdere ogni speranza, dicendomi che avrebbe presentato opposizione per eventuale collegiale, pur essendo tutto inutile. Dopo aver eseguito tantissime visite, tra cui quella fisiatrica, dove si evince appunto il danno funzionale alla mano, visita angiologica e reumatologica, dove invece si riscontra acrocianosi e sindrome Raynaud, conseguente sempre all'incidente in itinere.

Nell'Ottobre del 2023, faccio una perizia di parte presso un ortopedico specialista della mano, che riconosce il danno e lo quantifica nel 22%. A Novembre 2023, sempre lo stesso specialista mi riopera per esostosi al terzo dito, ed estrazione di pezzi di vetro al polso conseguente all'intervento mal riuscito.
Mi reco dunque dai sindacati che avevano presentato opposizione, non volendo scavalcare nessuno e chiedo spiegazioni del perché tutta questa differenza di percentuale. Rispondono che mi sarei dovuta rassegnare e che pur avendo loro presentato opposizione avrei forse avuto un punto in più. Ho un crollo emotivo e psicologico. Mi reco da un avvocato che mi illude però. Blocca l'opposizione dei sindacati e la collegiale fissata nell'Aprile del 2024.

Passano i mesi, ma nulla.
L'avvocato tanto grintoso che inizialmente aveva scritto una lettera quasi perfetta cambia atteggiamento. Per otto lunghi mesi il nulla, il vuoto. Anzi, quando lo chiamo non risponde alle mie insistenti chiamate.
Non mi arrendo e chiedo consulto a un altro avvocato, chiedendo di voler presentare ricorso in tribunale davanti a un giudice. Ma quei avvocati che partono in quarta all'inizio, sembrano impantanarsi di fronte a questa sede INAIL, non riuscendo così a capire la verità. Ormai le penso tutte. Sono arrivata addirittura a pensare che siano tutti d'accordo. Avvocati compresi.
A Dicembre del 2024 mi presento alla sede Inail di Ragusa, chiedendo spiegazioni del perché la mia opposizione fosse ancora in lavorazione da Settembre 2023. Mi rispondono che sono a corto di medici legali. Una palese presa in giro, visto che quel giorno stavano eseguendo visite ed erano presenti dunque pazienti e medici legali. Rientro a casa e presento subito una segnalazione. L'Inail di Roma mi risponde subito con un'email, comunicandomi che avrei potuto chiedere chiarimenti chiamando il centralino di Ragusa, e chiedendo di parlare con l'area sanitaria. L'ennesima presa in giro. Impossibile comunicare con loro tramite telefono in quanto, non hanno mai risposto alle mie chiamate. 
Ero una persona sempre dedicata al lavoro, e adesso mi ritrovo senza sussistenza e senza lavoro. Abbandonata appunto da chi avrebbe dovuto tutelarmi.

Deborah


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