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Carlo Verdone a Domenica In e il dramma della fede del padre

Carlo Verdone racconta il giorno più brutto della sua vita, quando è morto suo padre. E la vicenda della fede nuziale del papà

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Roma - Carlo Verdone: «Quel giorno sul set ho perso la fede di mio padre...». Nell’intervista con Mara Venier nella puntata del 7 novembre di Domenica In su Rai1, il noto attore romano ha presentato la serie sulla sua vita sulla piattaforma di streaming Prime Video, “Vita da Carlo”.

«Il racconto parte - ha svelato l'attore - da quando mi hanno chiesto di candidarmi a Sindaco di Roma».
Ma oltre a parlare del progetto si è anche raccontato a cuore aperto, spiegando perché porta una fede al dito: “Il giorno più triste della mia vita è stato quando mio padre ci ha lasciato. Io stavo girando un film e sono corso in clinica. Nel momento in cui è venuto a mancare io ho preso la sua fede e l’ho messa all’anulare. Durante il film ‘Benedetta follia’ con la Pastorelli giravamo una scena con il mare mosso. Un’onda mi ha travolto e portato via occhiali di scena e la fede. Sono caduto in depressione, ho chiesto a tutti di aiutarmi e sono arrivate anche alcune persone con i metal detector, ma senza ottenere risultati. Ho comunicato la cosa alla mia famiglia. Dopo una settimana mia figlia mi ha lasciato a casa un pacchetto, dentro c’era una fede uguale a quella scomparsa con scritto ‘Loro da lassù, noi da quaggiù’. Ha voluto lenire il mio dolore. Questo pensiero mi ha ridato il sorriso. È stato bello e mi sono commosso”.

Carlo Verdone (Roma, 1950) a breve sarà protagonista di una serie su di lui su Prime Video, “Vita da Carlo”, una serie in dieci episodi su Prime video: «In parte è una storia vera, in alcuni tratti è invece inventato, diciamo il rapporto è quaranta a sessanta. E' la storia di un uomo di successo e il rovescio della medaglia, sono molto disponibile con tutti e questo è noto, faccio molto favori e sono aperto soprattutto con i fan, che ultimamente non mi chiedono selfie ma veri e propri video in cui loro sono registi. La sera poi ti chiedi cosa ti sei concesso… Io per esempio fuggo da Roma e me ne vado in campagna, dove non ci sono telefoni e pressione ma soli amici molto discreti. Il mio libro l’ho scritto quasi tutto li, in Sabina».


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