Attualità
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07/03/2011 23:20

Scapagnini: Ho visto la morte

Dal coma e ritorno

di Redazione string(0) ""

Catania – Si sente un miracolato e pensa che a salvarlo sia stato Padre Pio. Umberto Scapagnini, 69 anni, racconta la sua lunga avventura tra la vita e la morte: un tumore tra i più aggressivi, un intervento chirurgico di 12 ore, una recidiva devastante, una cura sperimentale, 60 giorni di coma, 12 mesi di riabilitazione, fino alla guarigione completa.
Neurofarmacologo, ricercatore a San Francisco e a Boston, medico personale di Silvio Berlusconi, sindaco di Catania (con qualche strascico di natura giudiziaria, tra cui una condanna a quattro mesi per abuso d’ufficio), Scapagnini ha ripreso da qualche mese la sua attività di parlamentare, occupandosi del progetto di legge sul «testamento biologico», proprio perché «segnato dalla sua personale vicenda». E a Milano, al congresso «Medico, cura te stesso», davanti ad una platea di colleghi medici, ha tenuto desta l’attenzione ed è riuscito anche ad emozionare.
Scapagnini racconta la storia della sua malattia e della sua sorprendente guarigione. E’ sindaco di Catania quando, nel 2007, scopre di avere un melanoma sotto il muscolo temporale, davanti allo zigomo. Si affida a Francesco Da Ponte, chirurgo maxillo facciale di Messina. L’intervento dura 12 ore. Per la radioterapia si affida all’ospedale amato dal suo premier, il San Raffaele, e alle cure del professor Ferruccio Fazio, attuale ministro della Salute.
Poi le elezioni anticipate, la scelta di lasciare Catania, ormai al dissesto finanziario e sull’orlo della rivolta, e di percorrere la più comoda strada del Parlamento. «Tutto sembrava andare per il meglio – racconta al suo pubblico – e stavo per cominciare la mia nuova attività di parlamentare quando un incidente stradale mi riporta in ospedale. Al Forlanini di Roma vengo operato al torace dal prof. Massimo Martelli. Tutto bene, ma le difese immunitarie precipitano e il melanoma riprende vigore generando otto metastasi. Con i medici curanti e mio figlio si decide di provare con un farmaco biologico sperimentale, un anticorpo monoclonale anti CTL4».
Il farmaco è efficace, ma comporta un effetto collaterale che quasi uccide il paziente: «Mi ha disidratato, portandomi a una situazione dismetabolica incompatibile con la vita. Entro in coma e ci resto per 60 giorni. Ho tre setticemie, con blocco respiratorio e blocco renale. Mi danno per morto e nei giornali era già pronto il coccodrillo».
Ma il medico che definiva il premier «tecnicamente immortale» ce la fa, anche se deve reimparare a respirare, a deglutire, a muoversi, perché è anche completamente paralizzato. Funzioni che ripristina prima al San Raffaele di Velletri, poi alla Santa Lucia di Roma, ma ci vogliono 12 lunghi mesi. Un mese fa l’ultima Tac: del melanoma non c’è più traccia, solo qualche tessuto fibroso. «Corro come un ragazzo – conclude – ho solo qualche residuo problema al braccio sinistro».