di Socrathe

Quello che rimane più impresso nei nostri ricordi è quello che si fa. Di tutto quello che ognuno di noi vive dentro, di quello che gli altri non sentono e non vedono, dell’intima nostra emozione, al mondo, poco importa. È la legge universale dei ricordi, la regola mai scritta ma imposta dalla memoria a tutti gli uomini di questa terra. La subiscono anche e soprattutto gli artisti.
Il pubblico ricorda Giuni Russo non per quello che realmente era ed è stata per tutta la vita, un soprano naturale, una virtuosa da sei ottave musicali e oltre, non per l’estensione della sua voce fuori dal timbro normale, ma per un tormentone di un’effimera e leggera estate al mare, stile balneare, con il salvagente..
I “gabbiani” che gridavano dalla sua gola, in melodia, sono stati campionati dai djs di tutto il mondo. Sembravano veri, “…et puis le cri des mouettes, la nuit, comme des cris de femmes…“. L’imposizione della canzonetta a tutti costi tuttavia sdogana la sua voce di confine, ricercata, di nicchia. Giuni è stata la prima cantante che ha sperimentato un nuovo genere musicale sospeso tra la lirica e la musica leggera, lei amava chiamarlo semplicemente “pop”. In realtà con il pop aveva poco o nulla da spartire. La sua voce dava tutt’altra vita alla banale canzonetta.
L’Arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparare l’avvenire. Questa frase è scritta sul frontone del Teatro Massimo di Palermo. Diviene filosofia di vita artistica per
Energie, A casa di Ida Rubinstein, due grandi produzioni. Una sola firma: Battiato, un meraviglioso incontro artistico. Un’amicizia magnifica. Il maestro della fisiognomica s’innamorò da subito della voce della Signorina Romeo, Giuseppa, con questo nome Franco Battiato l’ha conosciuta, e “da subito ci unì il nostro essere isolani, lei aveva della grande tradizione siciliana, il talento, l’ironia, l’intuizione, la vitalità. La nostra collaborazione segnata dal magico, esaltò il suo fenomeno artistico”.
La fine dell’estate fu veloce, nuvole nere in cielo e qualche foglia in terra, carico di Lussuria si presentò l’Autunno di Bengasi. Lo sai che è desiderio della mano l’impulso di toccarla.
Da “Lettera al governatore della Libia”, la canzone feticcio che Giusi amava portare con sé, sul palco e nel cuore, che ha cantato sempre e che non ha mai tolto dalla scaletta musicale personale. Scritta insieme a Battiato ed alla sua compagna di vita, musicata da Giusto Pio e Alberto Radius. Orgoglio siciliano, in musica.
Sì, avete letto bene il nome, Giusi, proprio come amavano chiamarla i suoi cari. Lasciamo alle officine discografiche l’etichetta in Giuni o Junie (1976) della nostra cara Signorina Romeo. Noi vogliamo ricordarla così.
“Cambiare ed aggiungere sempre”, lei amava “vivere” la musica, teatro naturale della sua emozione in melodia. L’incontro con Maria Antonietta Sisini, una simbiosi trentennale d’amore e di musica, “Arie da camera”, canzonette al pianoforte di Bellini, Donizetti e Verdi, ri-arrangiate in chiave di blues e jazz, frutto di una vera e colta ricerca musicale, diventano una chicca per la sua carriera. Giusi chiude la porta definitivamente alla fase leggera, aprendo a cristalline complessità, all’arte.
La sua voglia di libertà, la ricerca del sè, smarrito, un viaggio a Gerusalemme, poi un monastero, un libro sacro, Santa Teresa d’Avila, la calamita del cielo, l’incontro con Dio, il risveglio dal lungo sonno interiore, armoniche emozioni dello spirito che segneranno la sua nuova vita musicale e terrena per sempre. Il Carmelo e la preghiera, voce prigioniera di una grata interiore, intime canzoni dal carcere dell’anima che gridava libertà, in comunione con Dio.
L’ultima volta che l’abbiamo vista in video è stata a Sanremo. Era l’anno 2003. Il male la stava già consumando. Calva, era quasi calva, le telecamere mandavano in onda immagini di un corpo che sapeva oramai solo di chemio e di malattia. Muero porque muero…
Oggi è il quarto anniversario della sua morte. Giusi riposa in pace tra le Carmelitane Scalze, al Cimitero Maggiore di Milano. Lei ha voluto così. E nel cuore di Dio, Padre, sarà per sempre Amore.
Socrathe
Vi lascio due video di Giusi, il primo, “Strade parallele” cantata con Franco Battiato, il secondo, una rarità del 1976, “Mai”, Junie Russo. Due capolavori, in musica.
Mai
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