Passando per Eduardo
di Socrathe

La Filosofia del Pernacchio dalla Dialettica di Aristotele al Cominciamento di Cacciari: la Convenienza di Eduardo!
Il nostro doveroso omaggio va oggi alla Grecia, culla della civiltà occidentale. L’Ellade arcaica, in cui hanno visto la luce le arti, la letteratura, il teatro. E la filosofia. E proprio in questo paese, Eldorado della cultura, ha avuto origine questa branca fondamentale e imprescindibile nell’ambito della speculazione: la filosofia del Pernacchio. ‘O pernàkios, argomento sotteso al pensiero dei più eccelsi philòsophoi, il cui cammino, attraverso deviazioni inevitabili nei vari paesi dell’Europa, traccia un fil rouge immaginario dalla sua fonte ellenica fino alla immortale Napoli.
Per gli Aristotelici il Pernacchio include il rapporto con gli altri. Ovvero, il Pernacchio è dialettica. Posso dedurre e indurre le cause che conducono al Pernacchio anche da solo, ma per esplicitare il contenuto del Pernacchio ho bisogno degli altri.
Platone sostiene che il Pernacchio è la causa finale, il motivo per cui avviene è il suo fine stesso; la causa finale di un Pernacchio è esternare l’idea del dissenso, dare forma alla critica esplicita; l’idea del Pernacchio è la causa finale del Pernacchio.
Epicuro distingue tra Pernacchio cinetico o in movimento, e Pernacchio catastematico o stabile. Ogni Pernacchio è di per sé un bene, ma non è detto che le sue conseguenze nel tempo siano vantaggiose per noi. Contrariamente ai cirenaici, che indicavano nel Pernacchio in movimento il piacere, ovvero, l’obiettivo da perseguire, Epicuro ripone il Fine nel Pernacchio statico o piacere catastematico. Solo nel Pernacchio catestamatico l’uomo risolve la completa soddisfazione del desiderio, che di per sè é piacere.
Per i dotti della semiotica il Pernacchio è quella cosa che, nella comunicazione, lascia il segno. Per Kant il Pernacchio é uscire dallo stato apparente di minorità intellettuale, divenire maggiorenni sul piano razionale e imparare a pensare con la propria testa. Kant definisce così il Pernacchio : l’ uscita dell’ uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso [ … ] abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Il Pernacchio, dunque, riscatta l’uomo e la sua intelligenza. E nella sua Critica alla ragion pura egli dirà che il Pernacchio è l’ unico mezzo a nostra disposizione per conoscere la realtà.
Con Hegel la fenomenologia del Pernacchio si sostanzia di una valenza idealistica: esso trova il suo fondamento nelle idee, nella mente dell’individuo. Hegel descrive il cammino che deve intraprendere il Pernacchio che, partendo dallo spirito, raggiunge la piena consapevolezza di sè e della realtà nella realizzazione fenomenica, nella sua esplicitazione: dal noumeno (l’idea) al fenomeno (la realtà). Tutto ciò avviene in tre fasi: la tesi, che afferma ciò che si conosce, l’antitesi, che mette in discussione ciò che si pensa di conoscere e infine l’apoteosi, l’esplosione della sintesi: il Pernacchio!
Ma il vero trionfo del Pernacchio avviene nel momento della filosofia positivistica, quando i pensatori, a partire da Comte, studiano scientificamente le sue potenzialità eudemonistiche.
Attraverso la legge deterministica applicata al Pernacchio si può creare una società felice. L’uomo, anche il più diseredato, l’appartenente all’infimo sottoproletariato urbano può, attraverso la causa- effetto del Pernacchio, conseguire la misura liberatoria della sua esistenza e la piena realizzazione di sè.
Per Marx il Pernacchio è epifenomeno dell’economia. Solo partendo dal Pernacchio è possibile spiegare il Capitale. Non è la coscienza di essere proletari che determina il Pernacchio, ma è il Pernacchio a determinare la coscienza del proletariato. Il Pernacchio serve a ricercare quelle condizioni necessarie che hanno reso inevitabile la condizione di servaggio (la causa) e che ne rendono non meno inevitabile il superamento (il fine). Il Pernacchio è la Sveglia dei popoli. Diventerà il motto del Partito Comunista, e sarà metabolizzato dalla Storia e dal pensiero dormiente di tutto il novecento fino al “Cominciamento” del filosofo dei nostri tempi, Massimo Cacciari, già Sindaco di Venezia; per Cacciari il Pernacchio non è solo il fine, la cosa ultima, ma è anche l’Inizio, ovvero, il Pernacchio è un continuum o, come dice Lui, “l’infinità” stessa della cosa nella sua inalienabile e intramontabile singolarità, in movimento”. Viene così confutata l’idea del Pernacchio statico d’Epicuro, riprendendo il paradigma cirenaico, o teoria del Pernacchio in movimento.
Per tutti, da Aristotele a Cacciari, il Pernacchio è liberazione, è anche Sveglia dei popoli, è soprattutto Libertà. Per Edoardo No! L’attore napoletano sintetizza 2.500 anni di pensiero filosofico complesso in un’unica e semplice enunciazione: il Pernacchio è una convenienza!
Il compito dell’artista, dell’uomo, consiste, in ogni caso speciale, nella pratica applicazione di questa legge d’intima, di assoluta, d’infrangibile convenienza, che è idea, fine, causa e piacere, Cosa Ultima, Inizio e Cominciamento, principio stabile e dinamico, soprattutto dialettica di libertà e di liberamento. Con metodo.
«Il Pernacchio deve essere di testa e di petto, ovvero deve fondere insieme cervello e passione, ragione e follia, vi posso anche dire, in tutta confidenza che il vero Pernacchio non esiste più, quello attuale, corrente si chiama pernacchia, è una cosa volgare, brutta, il Pernacchio classico è un’arte!
Edoardo: “Siamo.. tre o forse quattro a conoscerlo profondamente e praticarlo in tutta Napoli il che vuol dire in tutto il Mondo. Insomma il Pernacchio che dobbiamo fare a questo signore deve significare: “tu si a schifezza, ra schifezza, ra schifezza, ra schifezza e l’uommene! Mi spiego?”…»
Solo nel momento felice del Pernacchio ogni uomo è vero.
Santhippe-Socrathe
Da l’oro di Napoli, il Pernacchio, la convenienza, di Eduardo De Filippo
Note degli autori: «Uè, Luciano Decrescè, tu a chesto nun ce avive mica penzato!»
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