Ragusa - Nove note uguali per iniziare una canzone. Cose mai viste al Festivàl di Sanremo. Dopo gli gnomi, i papaveri e le papere, arrivava dal Sud il figlio di un vigile urbano, che cantava con la "O" aperta, infinita, come un punto coronato, spazzando indietro la musica anni Cinquanta, figlia di una cultura postfascista che era in realtà fascista nel segno e nell'animo.
Mimì Modugno. Mimì, nome da donna, che diventò Mimmo, con la O. Perchè se una lettera dovete comprare nella vita, vi conviene la O di Volare. "Volare, oo..., volare, oooo...". E' andato in scena, al Teatro Donnafugata, venerdì e sabato, lo spettacolo di Mario Incudine “Mimì, volere volare”, dedicato a Domenico Modugno.
Mario Incudine racconta il percorso invertito che ha portato Modugno al successo. La sua Milano, la sua affermazione discografica avviene in Sicilia, grazie alla sua identificazione con il tipo umano siciliano, con una cultura contadina, che rende gemelle le due terre fino a confondere Mimmo nelle vesti di un cantante siciliano.
Così Incudine canta, intona, interpreta in maniera originale il suo Mimmo, guitto innamorato, scemo del paese, emigrante rifiutato, pugliese costretto a fare il siciliano. Lo fa avendo memoria del canto alla carrettiera, quel canto popolare e anonimo con cui i conduttori di carri squarciavano il buio della notte con la voce per farsi coraggio e allontanare i fantasmi di una rapina. Lo fa attingendo alle corde di una cultura popolare, contadina e "pescatora", che Incudine frequenta almeno da un paio di decenni, con il suo "cunto" che ha fatto impazzire il fratello Biagio Antonacci.
I musicisti che accompagnano Mario sulle scena si spogliano man mano, scarnificando la loro musica, che è melodia, accordi, canto, ma anche tamburo, battito, silenzio. Così Mario scende tra il pubblico, a fine serata, e scalzo, ma con la giacca tempestata di brillanti, canta, a cappella, solo con la sua voce, una canzone che inizia con nove note uguali -cose mai viste al Festivàl di Sanremo- e una O che esprimerà in tutto il mondo, anche nell'America conquistata dai siculish, il bisogno di riscatto e di libertà: "Penso che un sogno così non ritorni mai più /mi dipingevo le mani e la faccia di blu".
Il pubblico disse che Modugno aveva vinto, senza aspettare verdetti, giurie. Un buon viatico per il cantastorie di Enna, Mario, la cui O finale la nonna prolungava all'infinito, all'ora della cena.