Benessere Diabete

La glicemia alta: sintomi, cause e rimedi

E' pericolosa anche la glicemia bassa

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La sfida che quotidianamente si trovano ad affrontare i soggetti affetti da diabete è quella di tenere sotto controllo la glicemia, ossia la quantità di zucchero nel sangue; nel paziente diabetico la tendenza è ovviamente quella di avere una glicemia troppo alta (iperglicemia), ma è altrettanto se non più pericolosa la condizione opposta, ossia una glicemia troppo bassa (ipoglicemia).

Il glucosio è un elemento assai importante per la salute del nostro organismo, costituendo infatti uno dei più potenti e utilizzati carboidrati, i “combustibili” delle nostre cellule che ne permettono lo sviluppo, il mantenimento e, in ultima analisi, l’esistenza. Il tasso, o “concentrazione”, di glucosio che si trova nel sangue, si definisce glicemia. Essa è quindi semplicemente un indicatore “energetico” che misura il funzionamento corretto del nostro corpo: è solo quando tale concentrazione esce dalla norma che la glicemia diventa un problema. La presenza di glucosio nel sangue dipende dalla sua assunzione attraverso il cibo, ma anche dalla produzione “interna” che fanno di esso alcuni organi del nostro corpo, come il fegato e i muscoli: l’iperglicemia o glicemia alta è dunque un tasso di glucosio – e quindi di carboidrati o zuccheri – nel sangue più alto del normale. Si tratta di una situazione che comporta diversi disturbi e scompensi e costituisce in genere l’effetto di alcune situazioni patologiche, la cui più comune delle quali è il diabete. Naturalmente, esiste anche uno stato opposto, l‘ipoglicemia, che si presenta quando il taso di glucosio nel sangue è troppo basso.

Come funzionano i valori dell’iperglicemia?

L’iperglicemia è uno stato del nostro organismo che non va affatto sottovalutato, anche nel caso in cui esso non sia legato direttamente a una patologia più grave come il diabete.

La glicemia è regolata nel nostro organismo da due ormoni, l’insulina che agisce in qualità di “limitatore” del glucosio quando la sua presenza è eccessiva, e il glucagone che, al contrario, ne stimola la sintesi in caso di carenza. Principalmente è uno scompenso legato a questi due agenti metabolici la causa dell’iperglicemia, cosa che ne chiarisce anche il legame con il diabete, dove proprio la produzione di insulina da parte del pancreas subisce un’alterazione. Il tasso di glicemia si misura in genere a digiuno, dal momento che i valori di glucosio nel sangue variano notevolmente al momento dei pasti e in base al tipo di cibo assunto. In genere, un individuo sano ha una glicemia lontano dai pasti compresa fra i 65 e i 90 mg di glucosio per decilitro di sangue, mentre un tasso fra i 90 e i 130 mg/dl è considerato borderline e va quindi tenuto sotto controllo. Tassi più alti configurano l’iperglicemia. Ovviamente è l’analisi del sangue, sia con l’emocromo tradizionale sia con appositi apparecchi – i glucometri – in grado di assicurare una misurazione più frequente durante la giornata, che il tasso di glicemia viene individuato.

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Quali sono le cause e i rimedi per l’iperglicemia ?

Spesso la causa dell’iperglicemia è “latente”, ovvero senza sintomi specifici, mentre altre volte può portare a sete e secchezza delle fauci, una più frequente necessità di fare pipì, problemi di idratazione della pelle, dimagrimento, perdita di appetito e, in alcuni casi, offuscamento della vista. Oltre al già citato diabete, un eccesso di zuccheri nel sangue può derivare anche situazione di stress o da infezioni in corso nell’organismo, da PROBLEMI ALLA TIROIDE o come effetto collaterale nell’uso di alcuni farmaci come, per esempio, i beta-boccanti. Dal momento che l’eccesso di glucosio, sia esso derivante da patologie croniche o da situazioni temporanee, è direttamente connesso all’alimentazione.

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Una dieta equilibrata e controllata è il primo ed indispensabile rimedio a esso. Si deve limitare la quantità di calorie ingerite nel giorno puntando su tutti quei cibi a basso indice glicemico, ovvero poveri di zuccheri. Fanno parte di questa categoria le fibre e le verdure in primis (tranne però le patate e le carote), ma anche lo YOGURT e il latte scremato, il pesce e le carni magre e i cereali integrali. Da limitare, invece, la frutta, sia fresca che secca con l’eccezione delle pere, delle mele e delle FRAGOLE, il riso, i cereali raffinati e, ovviamente, miele, dolci e zuccheri, nonché le bibite zuccherate e gli alcolici. Come sempre, è buona norma – se non scelta fondamentale – quello di farsi indicare un regime alimentare adeguato da un esperto nutrizionista, in grado di valutare anche l’evoluzione personale della situazione.


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