Milo - C'è una passione nella vita di Franco Battiato, che a causa di una rappresentazione a volte "santificata" del nostro intellettuale, viene omessa nella narrazione, o tralasciata nelle biografie, o comunque non conosciuta dai più. Ed è la passione per il calcio.
Sport che Franco ha praticato da bambino e poi anche da adulto.
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I più attenti sanno che l'album Fisiognomica (1988) narra di come un incidente al naso durante una partita di calcio -occorsogli all'età di 12 anni- abbia cambiato per sempre il volto del futuro musicista.
In una intervista alla Gazzetta dello Sport del 9 marzo 1997, è lo stesso Battiato a raccontare un episodio divertente.
"Da ragazzo, tra gli anni 50 e 60, facevo il mediano ma mi ritrovai ad agire come libero. Un ruolo nuovo, per l'epoca. Credo di essere stato uno dei primi liberi siciliani. In senso temporale, intendo". - La sua squadra? "Il Riposto, espressione di un paese tra Catania e Taormina. Arrivammo in Promozione, ma la società rinunciò per motivi economici. Tutti parlavano del centravanti della Massiminiana di Catania. Dicevano: "Farà grandi cose". Si chiamava Pietro Anastasi". - Un aneddoto? "Ad Acireale, ultima partita di campionato. Noi primi in classifica, senza la macchia di una sconfitta. Inchiodammo gli avversari nella loro area, ma non c'era verso di segnare: pali, traverse, deviazioni. Io passai il tempo a grattarmi le caviglie sulla linea di centrocampo. All'ultimo minuto l'ala destra dell'Acireale partì in contropiede ed effettuò un cross per l'ala sinistra. Intercettai maldestramente il passaggio e spedii la palla all'incrocio. Un autogol meraviglioso".
Perché raccontiamo questo aneddoto divertente nel momento in cui infuriano le polemiche sulla autenticità del progetto musicale dell'album "Torneremo ancora" editato nei giorni scorsi da Sony?
Perché parliamo di calcio a Michele Battiato (fratello maggiore di Franco), a sua figlia avvocato Grazia Cristina Battiato, a Francesco "Franz" Cattini (manager e firmatario del contratto con Michele Battiato, controfirmato da Franco) e a tutti gli amici musicisti che sono intervenuti in questi giorni per affermare la bellezza dell'album e della loro personale prestazione artistica in un disco di cui l'artista non ha avuto il controllo e la direzione?
Perché parliamo loro di calcio?
La risposta è semplice. A volte, scendi in campo e giochi, e pensi di essere furbo, forte, intelligente e pure bravo. E in effetti lo sei.
Il guaio è che solo le persone superiori capiscono che quando giochi a pallone puoi fare anche un meraviglioso, incredibile e stupidissimo gesto. Nel gioco del calcio si chiama autogol.