Il 70% di hotel e ristoranti non riescono a trovare personale qualificato: “Non sanno una parola”
di Redazione

Ragusa – Se la Sicilia vuole aprirsi agli investimenti delle società estere nelle sue località d’interesse e al turismo internazionale, almeno l’inglese sarebbe necessario saperlo. Anche per chi lavora ai tavoli o nelle cucine di alberghi, villaggi turistici e ristoranti. Eppure il 70% per cento delle aziende che lavorano con i turisti – da Ragusa a Taormina – non trovano camerieri, cuochi, addetti alla reception e commessi che spiccichino una parola in lingua straniera. È la stima di Ascom Sicilia.
L’edizione odierna di Repubblica cita alcuni casi: nel trapanese un albergatore, dopo 74 colloqui, cerca ancora un direttore di struttura andato in pensione non riesca a sostituire; nel palermitano un’osteria e una pasticceria, dopo un mese, selezionano ancora giovani banconisti. Imbarazzante, specie nei locali di classe e livello, spiegare piatti e prodotti tipici con un inglese maccheronico. Evidentemente neanche l’alberghiero riesce a fornire una formazione base minima per questi mestieri. Peccato perché gli annunci e offerte di lavoro non mancano, soprattutto in questo periodo di preparazione alla stagione calda.
“È un problema anche di contratto – rileva l’Ascom -, quando un cameriere prende 1.200 euro per lavorare 8 ore su una fascia oraria di almeno 16 ore, non è incentivato a formare se stesso” con corsi extra scolastici. E neanche a rinunciare al reddito di cittadinanza. “Gli unici stipendi adeguati sono quelli dei cuochi, che possono arrivare a guadagnare anche 5-6 mila euro al mese in un ristorante o hotel di lusso”. Per molti proprietari non resta che andare a pescare manodopera fuori dall’Isola.
© Riproduzione riservata