Ragusa - 105mila dosi AstraZeneca nel weekend e altre 100mila Pfizer entro mercoledì: ad oggi sono oltre 130mila quelle pronte da iniettare custodite nei congelatori siciliani. Per aprile se ne attendono in tutto 620mila ma nell'ultima settimana, in controtendenza rispetto ad altre regioni, la Sicilia ha ridotto le iniezioni giornaliere da 20 a 15mila, scivolando al 12° posto in Italia con l’86,5 % di vaccini inoculati (844.119) rispetto a quelli ricevuti (975.385); quintultima per somministrazioni sul personale scolastico: la metà dei 110mila aventi diritto, rispetto al quasi 70% di media nazionale. E sì che il Sud macina: il Molise è arrivato al 100% e la Puglia ha superato l’85. La battuta d'arresto segnata nel report del ministero è spiegabile solo in parte con la psicosi AstraZeneca: cosa ha spinto improvvisamente sabato tanti 70enni, anche nel ragusano, a disdire l'appuntamento in parrocchia preso solo qualche giorno prima? E’ bastata qualche ora per ripensarci? Arrivati al momento clou, gli è presa la tremarella? Difficile da credere, anche perché in molti pare che invece scalpitino per passare avanti.
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Fatto sta che è andata così: del resto la paura è una cosa umana e, quindi, spesso e volentieri irrazionale. Sull’Isola sono in tutto 6 i decessi per trombosi entro 14 giorni dalla prima dose, ma la correlazione col vaccino non è mai stata dimostrata e da settimane ascoltiamo un profluvio di rassicurazioni sui media: sono stati spaventati dall’ultima morte sospetta di una 32enne genovese? La frenata ha riguardato però diverse migliaia di dosi, non poche centinaia, e anche questo è inspiegabile con i supposti problemi di approvvigionamento visto il numero di fiale accantonate e i nuovi lotti arrivati e in arrivo. La Sicilia è fanalino di coda nel Paese per i vaccini sugli ultra 80enni, cui spetta il siero Pfizer “immune” finora da pregiudizi: neanche il 40% dei 320mila over 80 ha ricevuto la prima dose contro l’oltre 80% delle grandi regioni. La task force isolana dà la colpa alla scarsa adesione, non alla macchina arrugginita delle punture: è per colmare i buchi , infatti, che è stata ingegnata in anticipo l’agenda dei pazienti fragili.
Se non dipende nemmeno, come tutti auspicano, da una sfiducia generalizzata verso la vaccinazione in sé, allora non resta che il piano di iniezioni a domicilio – ancora sostanzialmente al palo – a render conto della bassa partecipazione di questa categoria: per il momento sono soltanto 20mila quelli che hanno prenotato il vaccino a casa. Forse sono stati scoraggiati dalle immagini delle lunghe file agli hub, in piedi al sole o sotto la pioggia, o forse le situazioni di emarginazione nelle periferie delle città metropolitane e nei centri rurali è maggiore di quel che Palazzo d’Orleans crede. Quel che sia, la campagna partita in quarta sta perdendo terreno rapidamente anche per gli altri soggetti interessati e nessun aspetto, preso singolarmente, riesce a spiegare davvero perché. Neanche le varie sviste dell’assessorato alla Salute sulle priorità. L'obiettivo di 50mila dosi giornaliere del commissario Figliuolo è legato alla partita Johnson&Johnson, e dunque destinato a slittare a fine mese.