Ragusa - Stonavano come macchie di vino su una tovaglia appena sbiancata, che si stava ingiallendo. Nel weekend Nello Musumeci ha ordinato e revocato, nel giro di appena 24 ore, le tre mini zone rosse siciliane che avrebbero dovuto restare in vigore fino a giovedì 29 luglio: San Giovanni Gemini e Cammarata nell'agrigentino, e Gela nel nisseno. Il governatore ha esteso a livello comunale le disposizioni nazionali approvate il giorno prima a Palazzo Chigi, che guardano più ai ricoveri che ai contagi per decidere i colori.
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Non poteva fare altrimenti: i piccoli centri, piombati in lockdown in piena estate, appartengono a tutti gli effetti allo Stato e alla Regione per cui le nuove regole valgono. E’ vero che per evitare che le terapie intensive salgano, bisogna prima evitare che le persone s’infettino. Ma, obiettivamente, bastava blindare dei paesini - lasciando che tutt’intorno continuasse la movida - per frenare la circolazione del virus su un territorio? E’ vero anche che l’Isola è tra le regioni con le soglie di ospedalizzazione più elevate, tuttavia sono ancora lontanissime dai livelli di guardia dell’area gialla. Il bollettino di domenica è stato l’ennesimo che, a fronte dell’esplosione di nuovi casi, ha registrato aumenti contenuti nelle rianimazioni e zero decessi.
Per tenere aperte queste micro “red zone” sarebbe comunque bastato l’accorgimento della mascherina nei luoghi chiusi o troppo affollati, magari aumentando i controlli; e anticipare l’applicazione della formula green pass, come chiedono molti esercenti e verso cui tutti si stanno ormai mentalmente orientando. Asp e sindaci possono valutare positivi e isolamenti domiciliari, ma i ricoverati finiscono nei capoluoghi: i dati dei posti letto non sono riconducibili a contrade e frazioni e dunque, d’ora in poi, non ci saranno più zone rosse, né locali né regionali. Il doppio focolaio registrato nel fine settimana a Stromboli e Salina ha fatto chiudere qualche locale e spedito in quarantena dei turisti, ma non è scattato alcun cartellino rosso.
E’ la nuova pandemia, quella dei non vaccinati. Le vittime da anziane sono diventate giovani, anche per questo sono di meno: il 60% dei contagiati ha tra 10 e 30 anni; tanti sono adolescenti al rientro da Spagna, Portogallo e Malta, con una o zero dosi in corpo. Non è una buona notizia in vista della ripresa delle scuole a metà settembre, perché si defilano pure i prof: la maglia nera del personale scolastico spetta proprio alla Sicilia, con il 43% della categoria completamente non vaccinato. Sono questi a finire in ospedale: se ci finissero altri, vorrebbe dire che i vaccini non funzionano. Il mirino va necessariamente spostato dal virus alla popolazione: l’introduzione del green pass, per usufruire di una serie di servizi, sta già mostrando i suoi effetti sugli hub vaccinali. I non vaccinati - mine non troppo vaganti - diventeranno essi stessi delle mini “zone rosse” a parte, per cui solo varranno limitazioni e divieti.