Non avere a cuore solo il proprio benessere individuale
di Marco Troisi

Lo scrittore argentino Borges, autore di racconti memorabili, in una poesia facente parte della raccolta “La cifra” elenca i giusti, concludendo che “queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo”. Borges individua i giusti in un uomo che coltiva il suo giardino, in chi è contento che sulla terra esista la musica, in chi scopre con piacere un’etimologia, in due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi, nel ceramista che premedita un colore e una forma e altri ancora. Ebbene probabilmente se volessimo aggiornare il novero dei giusti stilato dallo scrittore autore di “Finzioni” dovremmo aggiungervi anche coloro che seguono la dieta climatarian.
Cos’è la dieta climatarian
Climatarian è un neologismo che sta ad indicare un tipo di dieta che si propone di contrastare i cambiamenti climatici. Il primo ad aver utilizzato questo neologiosmo è Mike Tidwell, che ha dichiarato: “La fame umana per hamburger, ali di pollo e prosciutto ha trasformato il nostro stomaco in un driver di cambiamenti climatici più grande delle nostre auto”. Climatarian è quindi assurta a gloria anche da un punto di vista lingusitico, in quanto è la parola più trendy del momento in fatto di diete. In particolare sta spopolando soprattutto negli Usa e nei paesi anglosassoni. Insomma chi segue questa dieta non ha soltanto a cuore il proprio benessere individuale, ma quello di tutto il pianeta, in quanto è un regime dietetico che potremmo definire eco-sostenibile. Si tratta di una dieta alimentare che presta attenzione a non consumare alimenti che più di altri possono incidere sul cambiamento climatico. Le restrizioni della dieta climatariana, oltre che alcuni alimenti specifici, riguardano anche la limitazione delle emissioni di CO2 nel packaging, nella produzione e distribuzione dei cibi. Insomma la scelta degli alimenti deve essere anche ecologica per fare in modo che impattino sul clima nel minor modo possibile.
Ma a livello pratico come si traducono queti buoni propositi? La dieta climatarian incoraggia il consumo di alimenti prodotti localmente in modo da azzerare le spese nei trasporti, nella preferenza data alla carne di maiale e di pollo al posto di manzo e agnello, in quanto le prime limiterebbero le emissioni di gas ed anche l’utilizzo di ogni parte degli alimenti che magari siamo soliti scartare ad esempio torsoli di mela, croste di formaggi, e anche meno formaggio proprio al fine di diminuire gli scarti. Il consumo di carne in effetti corrisponde a un terzo della produzione di CO2 emessa in totale. Questo proprio per il metano che viene liberato dagli animali, dalla produzione di mangimi e dal terreno che si utilizza per l’allevamento.
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