L’incontro col pianoforte avvenne durante la Seconda Guerra, nella fattoria del nonno, dove Paolo si innamorò della musica jazz grazie ai gusti del padre Luigi, incurante del divieto mussoliniano di ascoltare “musica americana”.
Oggi, ottanta anni dopo, in corso Dante Alighieri, ad Asti, una anonima targa di marmo indica lo studio legale “Avvocato Conte”.
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Nasce da una famiglia di uomini di legge (Luigi faceva il notaio, mamma Carlotta era possidente terriera) il 6 gennaio del 1937, Paolo Conte.
Una bocciatura in terza liceo (“presi sei materie a ottobre e poi sono caduto per il greco”), Paolo si diploma Liceo Classico Vittorio Alfieri di Asti e si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Parma, rinunciando alla carriera di medico, che pure lo allettava.
Dal padre Paolo assorbe l’amore per gli studi di legge e per la musica, e da giovane alterna le udienze in Tribunale con le sortite a Milano, accompagnato dal fratello Giorgio, negli studi degli editori musicali, cui proponeva i propri componimenti.
Paolo fa il musicista part time e l’avvocato part time per tutti gli anni Cinquanta, fino a diventare, trentunenne, autore di Adriano Celentano.
Per il Molleggiato Paolo Conte scrive nel 1967 La coppia più bella del mondo, un brano costruito su un valzer quanto mai conflittuale con le tendenze musicali del momento. Le parole erano di Luciano Beretta e Miki Del Prete e Celentano canta con la moglie Claudia Mori in aperta presa di posizione contro le prime raccolte di firme per una legge che consenta agli italiani di divorziare e contro le ipotesi hippy di "libero amore".
Passa un anno, e nel 1968 il paroliere Vito Pallavicini e Paolo Conte entrano in un locale di Finale Ligure e chiedono ai proprietari se c’è tempo e modo di poter rimanere un po’ da soli per lavorare a una canzone. Accontentati, nel giro di poche notti ultimano il lavoro. La canzone recita così: “Cerco l’estate tutto l’anno, e all’improvviso, eccola qua”. Si intitola Azzurro, e sarà cantata da Adriano Celentano.
Lo spartito è una banale marcetta: “Azzurro, una delle mie prime canzoni, era piuttosto stramba: una marcetta. Nessuno scriveva marcette. Io lo feci per ragioni poetiche. Secondo me la marcetta è radicata nel profondo dei nostri cuori. Quando uscì 'Azzurro' ci fu una levata di scudi perché andava controcorrente rispetto ai ritmi dell’epoca”, racconta Paolo Conte. “Sogghignarono in molti, ma io me ne infischiavo perché avevo applicato a quella canzone degli echi poetici che fanno parte della nostra sensibilità. Fui capito dal pubblico: ‘Azzurro’ ebbe un grande successo. Tutte le mie canzoni nascono con questo spirito: scrivere una musica fuori moda, un po’ segreta, che vada a cercare in fondo a noi le risonanze della nostra identità”.
In quello stesso anno Paolo Conte musica per Caterina Caselli una canzone il cui distico iniziale resterà nella memoria collettiva del Paese: “Insieme a te non ci sto più, guardo le nuvole lassù”.
E’ il 1974 e l’avvocato Paolo Conte sembra voler lasciare quando il suo primo produttore, Italo Greco, lo convince a mettersi in gioco come interprete delle proprie canzoni. Timido e schivo, finalmente Paolo inizia a esibirsi anche dal vivo nel pieno degli anni Settanta. Nel 1979 esce Un gelato al limon, un successo replicato dal brano Bartali.
Da quel momento sarà amato in Italia, e più ancora in Francia.
Il 1975 è invece l’anno in cui Paolo conosce Egle, sua moglie, la compagna della sua vita. La coppia non avrà figli, ma tanti cani e forse la criptica Max è dedicata proprio a un cane.
Chi sono i cantanti amati da Paolo Conte?
“I cantanti italiani non mi piacevano, con quelle voci sdolcinate, artificiose. In generale, non amo quei cantanti che non cantano con la loro voce, con la voce che usano nella vita. Quelli che cantano così sono rari e sono questi che mi interessano. Allora c’erano Celentano, Patty Pravo, Caterina Caselli, Ornella Vanoni, Jannacci. Ancora oggi essi mi interessano per la loro capacità di cantare come esseri umani, con una pronuncia credibile dell’italiano. La lingua italiana, tanto bella, tanto ricca, tanto poetica, è anche tanto difficile dal punto di vista ritmico. Il pregio di Celentano è quello di essere capace di rendere immediatamente intelligibile un testo cantandolo, fosse anche l’elenco del telefono. Non è una questione di teatralità ma un modo umano, perfino banale, di interpretare una canzone. E’ completamente naturale, ma non si perde una sillaba, si capisce tutto”.
Ieri Paolo Conte ha compiuto 84 anni, nel giorno in cui Celentano ne compiva 83.
Buon compleanno, Avvocato.