Chiude Noma, il “miglior ristorante del mondo”. Lo chef Redzepi: «Il lavoro gratis non è più eticamente praticabile»
di Redazione

Copenaghen, chef René Redzepi: “Chiude il Noma, il miglior ristorante al mondo!” è la fine di un mito. Non ci sono dubbi.
René Redzepi ha dichiarato al New York Times che il Noma chiuderà presto, la fine del 2024 è la data prestabilita
Il Noma, il miglior ristorante al mondo secondo la classifica dei World’s 50 Best Restaurants, chiude. L’annuncio della chiusura è arrivato dall’acclamato chef nonché titolare René Redzepi.
Il ristorante pluristellato nato nel 2003 a Copenaghen sembra essersi retto sul lavoro gratuito di stagisti in cerca di un trampolino. A luglio ha annunciato che avrebbe iniziato a pagarli, oggi arriva l’annuncio della svolta
Il pluristellato ristorante Noma di Copenaghen chiuderà nel 2024.
A riportare la notizia è il New York Times e il profilo social dello stesso locale, pronto a quanto pare a serrare le porte delle sue celebri cucine. Alla base della decisione presa dallo chef René Redzepi ci sarebbero i costi del locale ormai non più sostenibili, così come i ritmi di lavoro.
Che la situazione finanziaria del pluristellato Noma, dopo il cambio degli assetti societari e la bufera del covid, fosse tutt’altro che florida, era una voce che correva nel settore. Nessuno, tuttavia, si sarebbe aspettato una notizia tanto dirompente: il ristorante più premiato del mondo, primo ai 50 Best negli anni 2010, 2011, 2012, 2014 e 2021, tristellato dallo scorso anno, chiuderà per sempre alla fine del 2024.
René Redzepi ha addotto come motivo della chiusura, in un’intervista rilasciata al New York Times: il fine dining. Renè lamenta che non sarebbe sostenibile nei tempi che viviamo. Ad essere cambiata è la situazione del mercato del lavoro, crudelmente messa a nudo da una serie di scandali e sacrosante rivendicazioni.
I ragazzi di oggi, in Italia come in Scandinavia, sono sempre meno propensi al sacrificio e di fatto l’ovvia aspirazione a un lavoro regolamentato e retribuito basta a far vacillare tutto un mondo, che fino a ieri sembrava alla moda. La stampa ha fatto il resto con i suoi scoop, che hanno passato al tritacarne luoghi simbolo come Blue Hill at Stone Barns ed Eleven Madison Park.
Redzepi, dal canto suo, non ha mai negato che condizioni e orari estenuanti fossero di fatto indispensabili per una cucina come la sua, estremamente costosa a causa della ricerca continua e dell’alto tasso di lavoro. Retribuire dignitosamente un centinaio di dipendenti, mantenendo gli standard attuali del ristorante e contenendo i prezzi a livelli accettabili per il mercato, risulterebbe matematicamente impossibile. “Dobbiamo ripensare completamente il settore. È semplicemente troppo duro, dobbiamo lavorare in un altro modo”, aveva dichiarato tempo fa.
«L’idea dello stop è stata accarezzata negli ultimi due anni e si concretizzerà nel 2024, con la volontà di una totale riorganizzazione dei luoghi di lavoro e dello staff», si legge sul sito ufficiale del Noma. Ma il restyling presentato dal famoso chef come un passo verso una nuova sperimentazione di e-commerce, sembra fare in luce in realtà su una spinosa questione di sfruttamento sul lavoro. Tre stelle Michelin e cinque nomine come miglior ristorante del mondo nella classifica The World’s 50 Best Restaurants, il Noma di René Redzepi finora sembra essersi retto sul lavoro gratuito di stagisti, aspiranti cuochi, in cerca di un posto prestigioso da poter inserire sul curriculum.
Dall’anno della sua apertura nel 2003, il locale stellato ha fatto uscire i suoi piatti gourmet dalle mani di almeno 30 membri dello staff non retribuiti per ogni ciclo di stage. «Non esisterà più il Noma così come lo conosciamo oggi, ma ci sarà un nuovo luogo che potremmo chiamare Noma 3.0», scrive lo chef. «Cercheremo di capire le modalità di ristrutturare e riprogrammare la squadra», ha poi aggiunto, facendo riferimento velato proprio alle ombre della sua gestione.
Il ristorante diventerà un laboratorio alimentare a tempo pieno.
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