Le indagini sul massacro del pony, una vendetta o il gesto di uno psicopatico
di Redazione

Acate – Da 24 ore i carabinieri stanno visionando le immagini girate dalle poche telecamere della zona dove ieri mattina un piccolo pony è stato ritrovato, da alcuni dipendenti di una vicina azienda agricola, barbaramente trascinato per circa 3 chilometri da un’auto e poi abbandonato sul ciglio della strada nei pressi di Acate. Non ci sono molti altri indizi, a parte forse qualche traccia delle gomme dei veicolo usato per la tortura, insieme alla scia di sangue della vittima sul selciato.
Una folle ritorsione, per un regolamento di conti? Una “bravata” notturna di un gruppo di ubriachi in cerca di un diversivo dalla noia della vita? Oppure l’azione un singolo mitomane, che ha lasciato la carcassa lì, ben visibile, sapendo che l’indomani sarebbe stata trovata destando orrore. Ogni pista resta aperta. In fondo c’è lo sfogo di Riccardo Zingaro, responsabile provinciale dell’Oipa, tra i primi intervenuti sul luogo del ritrovamento: è lui ad aver sporto denuncia contro ignoti ai militari.
Due anni fa analoga fine era toccata al cane Matteo: un randagio legato a una macchina e trascinato sull’asfalto a Priolo Gargallo da un pensionato 69enne, A.R, accusato di maltrattamento e uccisione. Un reato espressamente previsto all’art. 544-bis del codice penale secondo cui «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni». Anche quest’anno a Melilli, ancora nel siracusano, un uomo non ha esitato a uccidere un cane a fucilate solo perché abbaiava.
Di un pony, però, non s’era mai sentito parlare, almeno da queste parti. Se tracciato, dovrebbe essere possibile risalire almeno al proprietario. Ma anche i grandi allevamenti e scuderie di cavalli, nella provincia di Ragusa, non sono più di un paio, entrambi in altri territori comunali. Certo, non si esclude che sia stato rubato. Tuttavia non siamo davanti a un “banale” maltrattamento di animali di quelli seguiti dall’animalista Enrico Rizzi, come se ne sono verificati di recente ai danni dei cani a Monterosso Almo, a Vittoria e anche a Modica. Ma qualcosa in più, una ferocia psicopatica, di quelle con cui potrebbe iniziare un giallo di Camilleri.
Fratture, ossa abrase fino alle carni, lesioni interne ed esterne testimoniano l’agghiacciante violenza del suo aguzzino – che per l’insensibilità mostrata potrebbe riversarsi anche su un essere umano – e l’atroce sofferenza patita dal cavallino, di cui vi risparmiamo le immagini più crude: non aveva più pelle sui fianchi, il costato grattugiato, persino il teschio era visibile. “Non siate omertosi – scrive proprio Rizzi sui social, rivolgendosi direttamente agli acatesi -, denunciate di avere una coscienza perché sono certo che qualcuno ha visto”. Va trovato.
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